L’infanzia in Italia? Ancora colpita dalle disuguaglianze, 30 anni dopo la Convenzione ONU su Diritti dei minori

Il Gruppo CRC è costituito da 100 soggetti del Terzo Settore che si occupano di infanzia, tra cui Ai.Bi. – Amici dei Bambini

Il 20 novembre si celebra il trentesimo anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dei minori. Eppure, in Italia, i dati socio-economici che riguardano l’infanzia sono ancora preoccupanti. Decisamente. Lo scorso febbraio il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ha reso pubbliche le proprie Osservazioni Conclusive rispetto all’attuazione della CRC in Italia. Il Governo italiano è chiamato ad adoperarsi per implementare le raccomandazioni espresse, sulle quali l’Italia dovrà render conto nel prossimo incontro previsto per il 2023. Con il decimo Rapporto CRC, alla cui redazione hanno contribuito gli operatori delle 100 associazioni del Network e che dalla prossima settimana verrà anche presentato in una serie di eventi sul territorio – tra cui il 4 dicembre a Roma, alla presenza del Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti – si apre un nuovo ciclo di monitoraggio: un percorso che prevede un confronto tra il Governo, la società civile e gli esperti che compongono il Comitato.

Il 20 novembre si celebra il trentennale della CRC, ed è anche l’occasione per riaffermare la centralità della stessa nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) individuati dall’Agenda globale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile al 2030. Dei 169 Target che sostanziano i 17 Obiettivi, moltissimi possono essere ricondotti alla tutela e promozione dei diritti dell’infanzia, e proprio per questo per ogni paragrafo del Rapporto sono stati individuati i relativi target di riferimento.

Ribadendo le sue precedenti preoccupazioni il Comitato ONU ha raccomandato all’Italia “l’adozione di misure urgenti per affrontare le disparità esistenti tra le Regioni relativamente all’accesso ai servizi sanitari, allo standard di vita essenziale, ad un alloggio adeguato e all’accesso all’istruzione di tutti i minorenni in tutto il Paese”. Le disparità su base regionale possono infatti essere considerate una forma di discriminazione che incide sulle condizioni di vita delle persone di età minore in quanto maggiormente vulnerabili.

In ambito sanitario, come rilevato anche nel Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione” (2018), anche per l’area pediatrica si rileva una erogazione dell’offerta a macchia di leopardo, con differenze significative per i dati relativi a mortalità infantile, obesità̀ e sovrappeso, numero di parti cesarei, coperture vaccinali. In ambito educativo permangono importanti differenze tra le regioni per quanto riguarda, ad esempio, i servizi per l’infanzia: nell’anno 2016/17 i posti offerti coprono il 24% della popolazione in età, ma permane un grande divario che oppone le aree del Nord e del Centro alle aree meridionali: nelle prime si sfiora l’obiettivo del 33%, anche superandolo in alcune regioni; invece nel Sud sono disponibili posti solo per l’11,5% dei bambini e la carenza dell’offerta di servizi educativi per l’infanzia si traduce per molti nell’ingresso anticipato alla scuola dell’infanzia, che è ritenuta qualitativamente inadeguata ad accogliere bambini sotto i tre anni. La Legge di Bilancio 2019 ha inoltre prorogato per gli anni 2019, 2020 e 2021 il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, anche se è stato ridotto a circa 85 milioni di euro il massimo che il Fondo potrà raccogliere annualmente per i progetti.

Molte sono le questioni irrisolte da affrontare con urgenza per il nuovo Governo, a cominciare dal contrasto alla povertà minorile. Secondo l’ISTAT, nel 2018 i minorenni in condizioni di povertà assoluta erano 1.260.000 (il 12,6% della popolazione di riferimento), oltre 50mila in più rispetto all’anno precedente. A loro corrispondono oltre 725mila famiglie in povertà assoluta.

Un altro tema importante è la protezione dagli abusi e dalla violenza a danno delle persone di età minore, con particolare attenzione alla prevenzione degli stessi. Rispetto alla situazione dei minori migranti non accompagnati (MNA) l’Italia ha ricevuto ben 23 raccomandazioni. Nel 2017 sono giunti in Italia via mare 15.779 minorenni stranieri non accompagnati (MNA), nel 2018 invece 3.536, con una diminuzione pari al 77,6%. I MNA hanno rappresentato oltre il 14% degli arrivi totali. Nei primi sei mesi del 2019, i MSNA giunti in Italia sono stati appena 3291. I dati del Ministero dell’Interno non danno però riscontro né delle nazionalità, né del genere, né delle fasce d’età dei nuovi arrivi. Al 30 giugno 2019 sono stati registrati nel Sistema Informativo Minori (SIM) 4.736 MNA irreperibili, allontanatisi spontaneamente dalle strutture presso le quali erano stati accolti. Un aumento del 30% rispetto al 2018, indicativo sia della precarietà delle condizioni di accoglienza delle strutture sia del loro desiderio di portare a termine il proprio progetto migratorio, che spesso ha come obiettivo finale altri Paesi del Nord Europa dove risiedono familiari, amici e connazionali. La Legge 47/2017 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” ha potuto rappresentare un importante argine per la tenuta del sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati, avendo definito una disciplina organica che rafforza gli strumenti di tutela garantiti dall’ordinamento e maggiore omogeneità nelle prassi. Tuttavia si rileva che per la sua piena attuazione devono ancora essere adottati i decreti attuativi. Si segnala in positivo l’istituto della tutela volontaria su cui è rilevante l’impegno dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e dei Garanti regionali, nonché l’entusiasmo della risposta se si pensa che al 31 dicembre 2018 5.501 privati cittadini hanno presentato domanda.

Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), un network attualmente composto da 100 soggetti del Terzo Settore, tra cui Ai.Bi. – Amici dei Bambini,  da tempo si occupa attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.