Ma quale generosità? Le adozioni sono un atto d’egoismo puro!

Basta con l’ipocrisia. Le adozioni internazionali sono in fondo un atto di forza delle nazioni occidentali rispetto ai Paesi d’origine dei bambini. Se si vogliono aiutare veramente le popolazioni povere del mondo, le adozioni non sono certamente il sistema migliore. Sradicare tanti bambini, anche se orfani, dal loro mondo, dalla loro gente, dalla loro cultura è una pratica sbagliata. Quasi tutte le adozioni sono atti di egoismo compiuti da persone che a tutti i costi vogliono sentirsi chiamare mamma e papà. Alla base di queste adozioni c’è sempre una buona disponibilità finanziaria, e poco o nulla ha di carità cristiana verso chi è orfano e sofferente, visto che per avere un figlio a tutti i costi questi genitori adottanti possono spendere cifre dai 10mila ai 40/50 mila euro per ciascuna adozione. Ritengo che se queste cifre fossero destinate direttamente al sostegno di queste popolazioni del Terzo Mondo, tramite missionari o organizzazioni non governative, beneficerebbero molte più persone che non poche decine di bambini.

Attilio

 

RITRATTO-MARCO-GRIFFINI200Gentile Attilio,

la ringrazio per questa sua riflessione. Certo, la maggior parte delle coppie che desiderano adottare lo fa a partire da una condizione di sterilità. Ma a parte il fatto che per fortuna ci sono tante coppie, che nonostante abbiano figli biologici, desiderano compiere un atto d’ amore nei confronti dei bambini abbandonati. E molte che dopo aver ‘appagato’ una prima volta il desiderio di genitorialità attraverso l’adozione, scelgono di aprire ancora la propria famiglia ad altri figli. quello che lei definisce come atto di egoismo, per me è  il miracolo dell’accoglienza. Che permette a un papà o a una mamma di riconoscere come proprio figlio un bambino nato da altre persone. E contemporaneamente permette a un bambino di riconoscere due estranei come i propri genitori. Ecco perché ho curato un libro dal titolo Sterilità feconda: un cammino di grazia. Ma questo tema ci porterebbe lontano. Concordo con lei quando sostiene che non basta ‘salvare’ poche migliaia di bambini per aiutare interi Paesi. Per questo da sempre Amici dei Bambini sostiene che l’adozione internazionale debba essere seguita dal Ministero degli Affari Esteri  e inclusa tra le forme di cooperazione. Perché l’adozione internazionale dev’essere o dovrebbe  essere ‘l’ultima carta’ usata per dare un destino di felicità a un bambino. Una ‘carta’ da giocare dopo aver provato ad aiutare le famiglia d’origine laddove vive, dopo aver provato a cercare per lui una famiglia di connazionali disposta ad accoglierlo. Ma non sempre si riesce. Magari perché i bambini sono orfani e non hanno nessun parente che si possa occupare di loro. Magari perché  è troppo grande per interessare a coppie di connazionali. E allora, quando tutti i tentativi falliscono, non ritiene con me che sarebbe un atto di profonda ingiustizia condannare un bambino a diventare adulto nel Paese che lo ha messo al mondo senza dargli una chance reale di vita? Come si può pensare di condannare un bambino a vivere una vita , tutta la sua vita , senza mai poter conoscere che cosa sia l’ amore, quello vero, con la lettera A  maiuscola, quell’ amore che può nascere e vivere solo fra un padre ( e una madre ) che accoglie sempre un figlio e un figlio che accoglie sempre un padre (madre ). Mi creda, caro Attilio, l’adozione di un bambino abbandonato, in qualsiasi parte del mondo egli si trovi, è il “più grande atto di giustizia” che una persona possa mai compiere nella propria vita.

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.