Ma quando i minori abbandonati compiono 18 anni, chi pensa più a loro?

Buongiorno, mi chiamo Rita e ho letto la lettera al Direttore pubblicata sul vostro sito internet, relativa all’adozione di bambini grandi. Questi ragazzi, seppur già adolescenti, hanno comunque bisogno di una famiglia che dia loro amore, speranza e una vita migliore, con solide radici e punti di riferimento. Neanche al compimento dei 18 anni possono restare soli! Mi chiedo, che cosa faranno? Siamo tutti chiamati ad educare e accompagnare i nostri figli.

La generazione dopo la nostra è quella dei nostri figli;  noi genitori siamo responsabili del loro futuro e  dobbiamo insegnare amore, solidarietà, rispetto, educazione e dedizione al lavoro.

Non lasciamoli soli mai!

 

 

 

P. SollecitoCarissima Rita,

mi colpisce molto quello che scrivi, hai colto perfettamente l’emergenza di questi ragazzi che abbiamo chiamato “care leavers” (coloro che lasciano il sistema di cura).

Questi giovani che, dopo essere stati in carico al sistema di tutela dei minorenni, all’interno di comunità residenziali, una volta maggiorenni, vengono espulsi e si trovano a dover affrontare la realtà sociale esterna, spesso senza la protezione della famiglia di origine, che in molti casi non ha risolto le proprie difficoltà o con la quale la riunificazione non ha avuto successo.

Sono dei ragazzi troppo cresciuti per coltivare ancora il sogno di avere una nuova famiglia, ma, allo stesso tempo, troppo impreparati alla vita che li aspetta fuori dall’istituto.

Sono tanti i bisogni di questi ragazzi: l’inserimento nel mondo del lavoro, la sistemazione abitativa, i servizi di supporto, per non parlare della situazione anagrafica. Spesso non hanno nemmeno una carta di identità o un certificato di nascita e quindi capita, il più delle volte, che l’unico mondo che può accoglierli è quello del lavoro nero, della prostituzione e della malavita organizzata.

Sostenerli è importante. Nei nostri centri, iniziamo a lavorare con loro fin dal compimento dei 14 anni di età, in modo da poter pensare ad un piano di vita che rispetti le loro attitudini e le loro capacità, per cercare di accompagnarli poi anche nella loro vita fuori dalla struttura di accoglienza.

I nostri interventi, grazie al sostegno senza distanza, garantiscono la frequentazione di corsi professionali, il pagamento delle tasse universitarie, l’ottenimento di tutti i documenti necessari a trovare un lavoro regolare o ad ottenere un sussidio statale. Ognuno di questi ragazzi ha sogni e problematiche specifiche che, con la nostra equipe, cerchiamo di risolvere.

Sono tanti i Paesi dove abbiamo dei care leavers che non vedono l’ora di avere qualcuno che li possa aiutare e star loro vicino, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista della relazione e dell’appoggio morale.

Hanno un grosso bisogno di aiuto, e non possiamo aspettare che sia troppo tardi. Come tu stessa dici, “non lasciamoli soli”.

 

Pippo Sollecito

Ufficio stampa Ai.Bi.