Marco Carretta: “La differenza con mia sorella? Lei ci ha messo 9 mesi per nascere, io 22!”

marco-carretta“Ho rivisto la mia storia come dono quando è nato il movimento Ai.Bi. Giovani. Non che prima non mi fosse chiaro…! Sapevo di avere ricevuto questo grandissimo dono dell’accoglienza in famiglia: tuttavia, quando ho cominciato a essere  testimone attivo dell’adozione, tutto è cambiato”. A parlare è Marco Carretta, figlio adottivo e coordinatore del movimento Ai.Bi. Giovani. Uno che di accoglienza se ne intende. Innanzitutto perché ha provato in prima persona la doppia esperienza dell’abbandono prima e dell’adozione dopo. E poi perché negli ultimi anni, come referente nazionale di Ai.Bi.G,  ha avuto modo di incontrare e di confrontarsi con tanti altri ragazzi che, come lui, sono stati testimoni dell’accoglienza e dell’amore reciproco che lega un bambino abbandonato o proveniente da situazioni disagiate alla famiglia che gli apre le porte e gli restituisce la dignità e il diritto di essere figlio.

“Non parlavo più di questo argomento solo ad amici o conoscenti, ma a tutti – racconta così Marco la sua esperienza con gli Ai.Bi.G –. Chi ascoltava me, un ragazzo che parlava di abbandono con approccio positivo, rimaneva colpito, sorpreso; al tempo stesso io mi rendevo conto che,  se non fossi stato abbandonato, non avrei conosciuto la mia famiglia, non sarei quello che sono diventato oggi”.

 

Cosa significa per te essere testimone attivo?

E’ una forza in più, un valore aggiunto raccontare di abbandono e adozione quando, come me, si ha avuto esperienza diretta di quello che accade, del percorso compiuto. Per questo, agli incontri, mi permetto di dare un consiglio a tutti gli adottivi: provate a pensarvi da questo punto di vista e a raccontarvi, qualsiasi sia il vostro percorso di accoglienza. La tua storia è un dono per te e per chi ti sta vicino; può essere strumento per uscire dal limbo in cui spesso molti giovani si ritrovano.

 

Cosa si propone di fare, sotto questo aspetto, Ai.Bi.G?

Il Movimento sta crescendo molto: all’inizio è nato come gruppo di figli adottivi, oggi si sono uniti molti volontari e ragazzi che hanno provato l’accoglienza in vario modo, non necessariamente con l’adozione.

 

Hai mai visitato istituti e incontrato bambini che ancora attendono questo dono?

Sì e proprio per questo approccio per così dire positivo, non ho mai provato angoscia o pensieri quali “Io potrei essere qui”. La mia reazione è stata opposta: voglio lottare per far sì che anche questi bambini provino quello che ho vissuto io e trovino la loro famiglia. Io ho avuto la fortuna di aver avuto una sorella che è arrivata naturalmente. La differenza tra noi? Lei ci ha messo 9 mesi a nascere e io 22. E poi lei è l’unica che si scotta al mare!

 

Con simpatia, ma anche con “professionalità”, Marco ci ha raccontato quindi il suo essere un dono per i suoi genitori adottivi che l’hanno accolto ormai più di 20 anni fa. #iosonoundono è la campagna che Amici dei Bambini ha lanciato per sensibilizzare e promuovere l’adozione internazionale, quel percorso meraviglioso che solo attraverso una ripresa di fiducia da parte degli aspiranti genitori potrà salvarsi dalla grave crisi che la sta colpendo in questi anni.