Marcon (Ve). Andressa Barel “Fiera di essere stata adottata. Ora il mio scopo è aiutare i bambini rimasti negli istituti in Brasile”

andressaAndressa Barel d’origini brasiliane ha 21 anni ed è stata adottata quando aveva 3 e mezzo da Vilma e Sergio Barel, coordinatori regionali di Ai.Bi. Friuli. Oggi Andressa è volontaria di Ai.Bi. Giovani e forte della sua storia di figlia adottiva, è molto attiva nelle varie iniziative organizzate da Amici dei Bambini nel corso delle quali incontra altri ragazzi adottati con lo scopo di un confronto aperto e sincero sulle proprie esperienze, paure, timori e dubbi.

Momenti importanti per la presa di consapevolezza di sé, delle proprie origini e vita in Italia.

Uno di questi è stato quello organizzato in collaborazione con 3 enti autorizzati all’adozione internazionale operativi sul territorio veneto: Amici dei Bambini, Cifa e Nova. Si tratta del secondo appuntamento di un ciclo di 3 incontri intitolato “Si può fare…” e voluto dal Tavolo Provinciale di Venezia proprio per fornire un aiuto concreto alle coppie che si avviano all’adozione o hanno già intrapreso questo percorso.

In questa occasione, Andressa dialogando con una psicologa, ha portato la sua testimonianza, spaziando dal rapporto con i genitori adottivi al ricordo di quelli biologici, dall’inserimento a scuola alla curiosità degli amici desiderosi di conoscere la sua storia, dal desiderio di tornare a visitare la sua terra di origine (Brasile) alla ricerca dell’identità propria e altrui, tipica di ogni adolescente.

Abbiamo intervistato Andressa e posto lei alcune domande.

Cosa ti hanno spinto a tornare in Brasile, il Paese dove sei nata?

Non c’è stato un motivo preciso, il Brasile è un bel Paese e sono fiera di essere nata lì. Essendo un po’ più grande potevo vedere meglio i posti dove sono vissuta. Vedere in foto è una cosa, vedere direttamente un’altra: quando sei piccolo non ti rendi conto della diversità tra un Paese e l’altro, tra un luogo e l’altro. Essendo più grande ero cosciente dell’ambiente, ti rendi conto di cosa vuol dire essere povero, e come si viveva.

Cosa hai trovato lì?

Tutto mi sembrava più piccolo, “in miniatura”. Avrei avuto piacere di parlare con le persone, anche in istituto, ma la mia lingua non era più il brasiliano.

Mi sono resa conto che cose che credevo fossero solo dei sogni, erano cose reali, erano dei veri ricordi…il cancello, i giochi nel cortile…la rete da cui i bambini volevano scappare…

Ti rendi conto che i racconti che la mamma ti faceva erano reali. Avendo programmato il viaggio come una vacanza, l’ ho vissuto come tale, senza grandi timori o aspettative, che forse avrei avuto se avessimo preparato il viaggio come un ritorno alle origini. Ripensandoci ora questo aspetto mi ha permesso di vivere con serenità i momenti in brasile, senza eccessive paure.

Faresti un viaggio in Brasile ora?

Mi piacerebbe essere d’aiuto in istituto, come animatrice con i bambini, farli ballare per renderli felici, oppure un qualsiasi lavoro a contatto con i bambini o ragazzi degli istituti.

Quando sento le canzoni brasiliane sento una grinta!! La musica brasiliana la sento vicina, come tutta la cultura brasiliana, compresa la cucina brasiliana. Ritornare in Brasile nel 2009 mi ha fatto piacere anche se mi sentivo ancora piccola.

Mi piace vantarmi del mio Brasile, e sono fiera di dire che sono di origini brasiliane, anche se pensando alla mia storia, esso rappresenta la parte più dolorosa della mia vita. Aver conosciuto la bellezza della cultura brasiliana, mi permette di metter una cosa bella in quella prima parte della mia vita.