Marocco: A 16 anni violentata e costretta a sposare il suo aguzzino

Nelle ultime settimane ha fatto il giro del Marocco e del mondo la storia di Amina, una ragazzina di 16 anni di un villaggio a sud del Paese, che circa un anno fa è stata stuprata, picchiata e poi costretta a sposare il suo aguzzino. Dopo alcuni mesi di vita accanto a lui Amina non ha retto il dolore, la disperazione, la mancanza di comprensione e sostegno della sua famiglia e si è suicidata. Il suicidio, a soli 16 anni, le è parso l’unico modo per sfuggire all’inferno in cui il suo stupratore e la legge l’avevano rinchiusa.
Già, perché l’articolo 475 del codice penale marocchino dà la possibilità allo stupratore di evitare il processo e il carcere proprio sposando la sua vittima, se questa è minorenne, se questa è ancora una bambina. E’ dal 2006 che il governo promette di mettere fine a questo orrore e di adottare una legge che vieti la violenza contro le donne, ma finora sono state solo parole al vento.
Centinaia di manifestanti marocchini sono scesi in piazza per chiedere un cambiamento reale, accendendo i riflettori sul Primo ministro e su tutto il governo, e i media internazionali hanno raccontato l’accaduto. Ma ancora nessun risultato è stato ottenuto e anzi, la scorsa settimana una nuova Amina ha fatto notizia, questa volta in una città a nord del Marocco, ma con la stessa identica storia.
E’ incredibile come in un Marocco che tanto corre sul filo della modernizzazione a livello tecnologico e infrastrutturale, dove l’espansione economica sta raggiungendo livelli incredibili grazie anche all’apertura agli investimenti esteri, ancora succedano cose del genere. Speriamo solo che si arrivi presto all’abrogazione del suddetto articolo 475, che i colpevoli di violenze e maltrattamenti verso le donne – che siano o no minorenni – ottengano la giusta punizione e che le bambine vengano protette, rispettate e ritenute tali fino a che non compiono 18 anni.