Marocco. Hassan, 15 anni: morire senza il bacio di una mamma

hassanQuando un bambino muore, è una tragedia immane.

Ma se questo è un figlio, i suoi genitori, distrutti nel loro dolore, ne porteranno per sempre la memoria e il ricordo. Sarà sempre un figlio pensato, commemorato e amato di quell’amore straordinario che va oltre il fisico, per sconfinare in una dimensione eterna, in uno spazio che diventa prossima occasione di rincontro.

Ma quando muore un bambino abbandonato, chi gli sta vicino negli ultimi tremendi istanti di vita? Chi gli tiene la mano quando esala l’ultimo respiro? Chi ne porterà il ricordo dopo il trapasso? E chi, ancora, farà rivivere la sua memoria?

Ci sembra allora doveroso e giusto ricordare gli ultimi istanti del “nostro” Hassan*, un ragazzino di 15 anni, abbandonato da piccolissimo appena messo al mondo da due genitori che non volevano o non potevano prendersi cura di lui, e di cui non si sa nulla.

Pur non avendo avuto dei veri genitori, Hassan ha però avuto la gioia e la fortuna di essere seguito da una sostenitrice, una persona che, pur lontana, si prendeva cura di lui dall’Italia, aiutandolo nel sostentamento non solo economico ma anche emotivo. Grazie alla sua sostenitrice, Hassan ha potuto frequentare la scuola, avere dei vestiti puliti e nuovi, comprare i libri per studiare, avere visite mediche quando era necessario. E ha ricevuto anche tanto affetto attraverso le lettere che si scambiavano, carte che fanno sentire chi le riceve una persona che anch’essa esiste, che ha valore, che conta per qualcuno. Quando si riceve una lettera da lontano, da qualcuno che contribuisce a rendere la tua vita migliore, pur non avendo con te legami di sangue o non conoscendoti affatto di persona, il tuo cuore non può che essere inondato di tenerezza, di affetto, di commozione. E non si può che sentirsi importanti, e riconoscenti.

Ora la sua sostenitrice starà pensando a lui, e grazie a lei Hassan vivrà sempre nella memoria e nelle preghiere di una persona, proprio come quando un figlio se ne va prima dei genitori e vive per sempre nei loro ricordi.

Quando ci si sofferma a pensare ai bambini abbandonati, si crede che non ci sia nulla di più brutto e tragico che possa ancora accadergli, del fatto di crescere senza una mamma e un papà che possano proteggerli, dargli consigli, accompagnarli alla vita e soprattutto amarli.

Si pensa che siano bambini molto sfortunati, specie se sono costretti a subire una lunga istituzionalizzazione, cioè a vivere in istituti insieme ad altri orfanelli, solo con l’aiuto e il supporto di professionisti.

Poi ci si avvicina sempre di più a loro, uno ad uno si iniziano a conoscere, i loro visi, le loro storie, la loro esperienze, e ci si rende conto che ci sono centri di accoglienza che se ne prendono cura in modo amorevole, cercando di non fargli pesare e pensare troppo alla condizione di abbandono.

Si pensa e si spera (soprattutto) di riuscire a proteggere queste creature così indifese, per quanto è possibile, da altri dolori, perché “non sarebbe giusto” che soffrissero ulteriormente.

E invece, purtroppo, non sempre questo é possibile, non sempre si riescono a tenere questi bambini lontani dai pericoli, nessuno é in grado di prevedere il futuro di ogni piccolo accolto nei nostri centri: nessuno poteva immaginare quello che stava per succedere a Hassan e tutti i bambini che vivono nel suo centro, Maison d’Enfants Akkari, non si danno pace!

Gli operatori che lavorano nel centro ci hanno dato un quadro completo della situazione.

Hassan soffriva sin dalla nascita di una forma di scogliosi che però non gli impediva affatto di vivere una vita normalissima, come tanti bambini della sua età. Da quando era stato accolto nella Maison d’Enfants Akkari era sereno e felice, partecipava a tutte le attività, andava bene a scuola e soprattutto era molto disciplinato, gentile e sorridente. 

Qualche tempo fa, la sua scogliosi ha cominciato ad aggravarsi e Hassan é stato portato in visita da un medico specialista che ha suggerito di sottoporlo ad un intervento chirurgico alla colonna vertebrale, per cercare di migliorare la sua condizione. Il bambino era stato operato in un ospedale della città ed era poi tornato al centro per trascorrere la sua convalescenza.

Aveva il gesso e ovviamente soffriva per via dell’operazione, era affaticato, ma tutti pensavano che fosse normale dopo un intervento del genere. Questo fino a un lunedì mattina,  quando il bambino ha cominciato ad avere difficoltà nella respirazione e poi a rigurgitare. Portato immediatamente al pronto soccorso, é stato visitato da un medico un po’ troppo “sbrigativo” ed è stato rimandato a casa con un bel “non è niente, passerà”, e qualche medicinale per calmare i conati di vomito.

Hassan è peggiorato repentinamente qualche ora dopo, salendo in cielo in un pomeriggio triste, proprio nel centro dove è cresciuto. Al suo capezzale c’erano due suoi educatori e tutti i suoi “fratelli” del centro che si sono stretti intorno a lui. La sua morte ci ha colti impreparati e ci ha sconvolti profondamente, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che potesse succedere. Qui tutti lo ricordano con affetto, era un bambino educato, sempre puntuale, mai un’assenza a scuola, e con un sorriso che conquistava.

Il giorno dopo, alle 16.30, Hassan è stato tumulato nel grande cimitero di Rabat. E’ stato lo stesso Presidente dell’Associazione che gestisce il centro ad accompagnarlo verso il suo ultimo viaggio, insieme agli educatori e a qualcuno dei ragazzi più grandi. Hassan non c’é più e probabilmente a causare la sua morte é stata la negligenza di “certi adulti”… proprio come degli “adulti” 15 anni fa, dopo averlo concepito e dato alla luce, lo avevano abbandonato ad una vita così breve e sofferta”.

 

(*) Hassan: nome di fantasia