Marocco: Il dilemma della Kafala in Italia

Karim ha ormai 6 anni, quest’anno sta frequentando la prima elementare, vive a Casablanca con sua zia ma lui la chiama mamma perché gli ultimi 3 anni della sua vita li ha praticamente trascorsi per la maggior parte del tempo con lei. La sua mamma è pero’ un’altra, Amina, che vive in Italia con suo marito da oltre 10 anni e 3 anni fa ha preso l’importante decisione di dare una famiglia al piccolo Karim che viveva in un orfanotrofio della città. La gioia immensa del trasmettersi l’amore reciprocamente si è infranta nel momento in cui Amina e suo marito si sono recati al Consolato italiano di Casablanca per chiedere il visto per il piccolo Karim, che gli è stato sistematicamente negato in quanto il governo italiano non riconosce la Kafala come sistema di protezione dell’infanzia, diffuso non soltanto in tutti i paesi del nordafrica ma in generale nei paesi musulmani. Da 3 anni dunque Karim non riesce ad arrivare in Italia, i suoi genitori adottivi lo hanno lasciato alle cure amorevoli della famiglia della mamma e lui ovviamente di giorno in giorno si è affezionato alla persona che più gli sta vicino (sua zia) arrivando a chiamarla “mamma”. Fatima è una donna di poco più di 40 anni, rimasta ormai vedova, che vive da oltre 10 anni tra l’Italia e il Marocco. Ha persino la cittadinanza italiana. Madre di 3 figli biologici, un giorno alla fermata del bus una donna le ha consegnato tra le braccia un bambino chiedendole un aiuto un momento e poi è andata via senza mai tornare a recuperare il piccolo. Fatima non ha potuto non rimanere inerme davanti a un tale segno del destino e ha dunque immediatamente avviato le pratiche per la Kafala. Adam è suo figlio da 2 anni e anche lei quando ha cercato di portarlo in Italia con sé si è vista negare il visto da parte del Consolato italiano di Casablanca. Queste sono solo alcune delle storie di donne o coppie che puntualmente chiedono aiuto al nostro ufficio di Rabat. Storie di gente che ha tanto amore da regalare ai bambini abbandonati e accolti negli orfanotrofi del Marocco, gente che ha tanta voglia di regalare un futuro migliore a questi piccoli… senza sapere di incorrere poi contro il grande muro della burocrazia e del cinismo italiano che, ancora non è ben chiaro perché, si ostina a non voler riconoscere la Kafala.