Martedi 22 settembre, inizia l’autunno. L’appello delle istituzioni: “Vaccinatevi tutti contro l’influenza”

Una massiccia campagna vaccinale è utile a ridurre, in tempi di Covid, il peso a carico delle strutture sanitarie. Ma le criticità non mancano

Domani, martedì 22 settembre, inizia l’autunno. Vale la pena vaccinarsi contro l’influenza? In attesa di un vaccino per il Covid-19, sarà più utile che in altri anni. Il motivo è anche quello di favorire una diagnosi più chiara (riducendo i casi di banale influenza stagionale) e anche quello di ridurre il peso a carico del sistema sanitario e delle strutture ospedaliere. L’AIFA – Agenzia Italiana per il Farmaco suggerisce di anticipare la vaccinazione per l’influenza stagionale rispetto agli altri anni, portandola dalla metà agli inizi del mese di ottobre. Non solo, ma il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha dichiarato che “il vaccino antinfluenzale ci sarà per tutti”.Vaccinatevi, vaccinatevi tutti”, è insomma il consiglio delle istituzioni. Tuttavia, al netto dei buoni propositi della campagna, potrebbero esserci delle criticità, come ha sottolineato, intervistato dal magazine Wired, Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana medici di famiglia (FIMMG).

Martedì 22 settembre 2020, via all’autunno. Le criticità per la campagna vaccinale

“A quanto ci risulta – ha detto Scotti – la stagione vaccinale comincerà come gli altri anni, dopo la seconda metà di ottobre. Le gare per l’approvvigionamento dei vaccini non permetteranno la loro consegna che alla metà di ottobre, e dobbiamo considerare che per la distribuzione dei vaccini serve tempo: una volta arrivati nei centri di raccolta delle regioni, vengono consegnati alle Asl, e poi ai distretti e infine ai medici. Al momento non abbiamo indicazioni per credere che questi tempi vengano accorciati con un piano di procedura di distribuzione urgente. Tutto questo rischia di creare confusione e attese nei cittadini e ritardi. Noi cominceremo appena possibile”.

Anche la FOFI – Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, ha paventato il rischio di una carenza dei vaccini disponibili nelle farmacia, a fronte dell’aumentata richiesta da parte del Sistema Sanitario Nazionale, cui sarebbero destinate 18 milioni di dosi (un numero equivalente, sostanzialmente, a tutta la popolazione over 60 presente in Italia in base a dati ISTAT). Dopo un confronto tra la stessa FOFI e il Ministero della Salute, questi si sarebbe dichiarato favorevole a chiedere alla Conferenza Stato – Regioni una “rimodulazione delle quote dei vaccini antinfluenzali acquisiti dalle Regioni, in modo da soddisfare tramite le farmacie anche la richiesta dei cittadini che, pur non rientrando tra i soggetti aventi diritto alla vaccinazione a carico del SSN, vorranno comunque vaccinarsi”, come spiega la stessa FOFI.

Ma ci sarebbero anche altre criticità. “La fascia d’età per cui è raccomandata la vaccinazione è stata abbassata a 60 anni – spiega ancora Scotti – a questa dobbiamo aggiungerci tutte le categorie a rischio: siamo certi di coprire tutti quelli che ne avranno bisogno e gli aventi diritto?”. Ai 18 milioni prima citati (gli over 60), dovrebbero infatti aggiungersi tutte le persone al di sotto di quella soglia d’età ma con patologie che le rendono fragili. “Abbiamo aumentato di circa il 40% le dosi a disposizione del Servizio sanitario – continua Scotti – ma rischiamo comunque di non avere vaccini per tutti gli aventi diritto e di far ricadere sul medico di famiglia la responsabilità di allocare le dosi disponibili a persone con ugual diritto”.

“A tal proposito non sarebbe da escludere l’ipotesi di verificare, anche a fornitura più avanzata, la disponibilità di dosi vaccinali eccedenti, magari da parte di un organo centralizzato come la Protezione civile e non dalle Regioni, eventualmente da distribuire sulla base delle caratteristiche della popolazione e in base alle esigenze delle regioni che hanno programmato meno e sono più in difficoltà”, conclude il presidente della FIMMG.