Maturità 2026: meno commissari e orale su 4 materie

Dalla maturità 2026 cambia volto l’esame di Stato: bocciatura automatica per chi rifiuta il colloquio. Modifiche anche per Invalsi e percorsi scuola-lavoro

Il Consiglio dei ministri si prepara ad approvare il decreto-legge che ridisegna la maturità a partire da giugno 2026. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzarne la funzione formativa e orientativa.
La riforma segna innanzitutto un ritorno alle origini: l’“esame di Stato” tornerà a chiamarsi ufficialmente “esame di maturità”, per sottolinearne il carattere di verifica complessiva della crescita culturale ed etica degli studenti. Anche i percorsi per le competenze trasversali (ex alternanza scuola-lavoro) cambieranno nome facendo un passo verso il passato e diventando “percorsi di formazione scuola-lavoro”, a rimarcare quella che si vorrebbe fosse una sempre più stretta integrazione tra istruzione e mondo produttivo.

Come sarà la nuova maturità?

Per quanto riguarda lo svolgimento concreto dell’esame, una sostanziale novità riguarda le commissioni: dai sette commissari previsti finora si passerà a cinque, con due membri esterni e due interni per ciascuna classe, accanto al presidente. Una scelta che punta a semplificare le procedure e a rendere più sostenibile l’organizzazione dell’esame (ed, evidentemente, a risparmiare qualcosa sulla retribuzione complessiva dei docenti impegnati negli esami).

… e l’orale?

Per gli studenti, la modifica principale riguarda il colloquio orale, che sarà centrato su quattro discipline individuate ogni anno con decreto ministeriale. Qualcosa che richiama il modo in cui viene scelta la seconda prova scritta, così da riflettere al meglio le caratteristiche dei diversi indirizzi di studio. La prova assumerà un ruolo ancor più centrale nella valutazione complessiva, tanto che il decreto introduce una novità rilevante, specie in relazione agli episodi che si sono verificati quest’anno: chi si rifiuterà di sostenerla sarà automaticamente bocciato, poiché l’esame sarà considerato valido solo con il completamento di tutte le prove, a partire, naturalmente, dalle due scritte, a carattere nazionale, le cui caratteristiche non dovrebbero venire modificate rispetto a oggi.

Per chi cambia indirizzo

Un altro tassello della riforma riguarda gli “esami integrativi”, destinati a chi intende cambiare indirizzo di studi dal terzo anno: si terranno in un’unica sessione, prima dell’inizio delle lezioni, favorendo i passaggi tra percorsi formativi diversi. La commissione potrà inoltre attribuire fino a tre punti bonus ai candidati che avranno raggiunto almeno 97 punti.
Infine, spazio anche alle prove Invalsi, che entreranno a far parte del curriculum dello studente: i risultati saranno riportati in forma descrittiva e solo al termine della maturità, a conferma della loro funzione prevalentemente orientativa.