Mercato degli uteri: l’Est Europa, dove le madri si affittano mentre l’Occidente sta a guardare

utero in affitto200Il mercato degli uteri in affitto nell’Europa dell’Est si allarga a nuove piazze. Le repubbliche ex sovietiche sono, per gli europei occidentali, sempre più spesso mete di una forma estrema di turismo, quello procreativo. Il ricorso a gravidanze surrogate, già dilagante da anni in Ucraina, recentemente ha raggiunto il Caucaso, diffondendosi in particolare in Georgia. Proprio qui, la Chiesa cattolica si è unita a quella ortodossa in una battaglia ecumenica finalizzata a promuovere una riflessione critica sulla “moda” degli uteri “in comodato d’uso”.

Ad avere permesso il sempre maggiore ricorso alla maternità “in prestito” nei Paesi dell’Est Europa sono state alcune “leggerezze” presenti nelle legislazioni di questi Stati. In Ucraina, per esempio, la legge consente di registrare come madre effettiva del bambino la donna committente e non quella che ha materialmente partorito. Questo consente alle coppie che si recano in Ucraina in cerca di madri surrogate di registrare regolarmente il neonato e poi, tornate nel proprio Paese, di trascriverne la situazione anagrafica che, a questo punto, risulterebbe pienamente legittima. Così, mentre l’Ucraina diventava la meta preferita di chi cercava uteri in affitto (4mila all’anno solo le coppie italiane), la situazione sfuggiva a ogni controllo. Anche perché, neppure in Europa occidentale le decisioni dei Tribunali sono sempre conformi alle norme in materia. In Italia, la legge 40 prevede sanzioni per chi “in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”, ma nel caso delle coppie italiane andate in Ucraina, tali sanzioni non vengono quasi mai applicate, come dimostra un recente caso giudicato dal Tribunale di Milano.

E ora anche in Georgia si sta iniziando ad assistere a un preoccupante flusso di turisti della procreazione, pur rimanendo, quello caucasico, un fronte per il momento meno noto.

Il fatto che le repubbliche ex sovietiche siano diventate una grande fiera degli uteri in affitto può essere dovuto al fatto che, da queste parti, la tecnoscienza abbia avuto un impatto molto diverso rispetto all’Europa occidentale. Le novità sono arrivate all’improvviso, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, all’inizio degli anni 90. In una società in cui il diritto pubblico non esisteva, calpestato da decenni di dittatura comunista, le biotecniche hanno fatto irruzione come il classico “elefante in una cristalleria”. Ancora oggi, di fatto, le donne vivono in uno stato di sostanziale subordinazione alle figure maschili e vengono spesso ridotte, pertanto, a uteri in comodato d’uso, da commercializzare nel mercato degli ovociti.

A rivendicare la dignità della persona, in Georgia, ci sta provando la Chiesa. Il vescovo cattolico di Tbilisi, monsignor Giuseppe Pasotto, e il vicario episcopale per la cultura e l’ecumenismo, padre Gabriele Bragantini, insieme all’archimandrita ortodosso e rettore della “St. King Tamar Uiversity of Medicine” del Patriarcato della Georgia, hanno organizzato recentemente un simposio per discutere proprio di uteri in affitto. Ne è emerso un quadro seriamente preoccupante che comporta una nuova forma dell’essere orfani, paradossalmente dovuta alla moltiplicazione delle figure genitoriali al posto di quelle classiche di padre e madre: oggi si parla sempre più spesso di madre genetica, madre gestazionale e madre legale, così come di padre biologico, padre sociale e padre surrogato. La maternità conto terzi continua a varcare confini e a delineare situazioni incontrollabili e legalmente incontrollate.  In un nome di un ipotetico diritto a essere genitori, inventato ad hoc e che spesso sostituisce il sacrosanto diritto a essere figli.

 

Fonte: Avvenire (20 marzo 2014)