Merhani, profugo a 12 anni: cerca per 10 mesi una famiglia ma trova la comunità. E scoppia in un pianto disperato

minori-lampedusaQual è il futuro del bambino africano senza famiglia, orfano o abbandonato? La strada, la povertà, la disperazione se rimangono nel loro Paese. O il mare e il deserto con tutto un “bagaglio” di sofferenze e rischio per la propria vita alla ricerca di una famiglia che si prenda cura di lui. Già perché a sfidare i viaggi della speranza sono sempre più i ragazzini, poco più che bambini, appena adolescenti che ad un presente di “sopravvivenza” in Africa, preferiscono saltare su un barcone di profughi e affidarsi alla buona sorte alla ricerca di una famiglia. Molti ce la fanno…ma poi cosa ne sarà di loro? Cosa li aspetta? I centri di accoglienza senza sorrisi, senza calore, senza amore: l’antitesi di quella famiglia a cui pensavano nelle lunghe notti della traversata. Un a famiglia che diventa sempre più una chimera con la prospettiva dei paesi africani di chiudere le adozioni internazionali. Cosa rimane a questi bambini se le leggi non li aiutano a trovare una mamma e un papà che li accolga?

Cosa ne sarà dei 45 minori che ieri, 24 agosto, sono sbarcati a Palermo: un destino da migrante.  Come quello di Merhani, il profugo bambino scoppiato in un pianto a dirotto solo dopo aver varcato la soglia della comunità di accoglienza di Palermo a cui è stato assegnato. Merhani porta sulle spalle magre un viaggio lungo quattromila chilometri: dieci mesi attraverso due fiumi, un immenso deserto e infine quel mare che da anni inghiotte i suoi fratelli. Troppo per un bambino di dodici anni scappato da solo dall’inferno Eritrea. Un bambino che ieri ha pianto lacrime amare quando ha dovuto lasciare i compagni di viaggio, quei ragazzi appena più grandi di lui diventati la sua famiglia.

Merhani è il più piccolo dei 45 minori non accompagnati sbarcati ieri al porto di Palermo insieme con altre 500 persone. Al porto, seduto sulle panche di legno sistemate sotto ai tendoni, Merhani con la mano destra stringeva il ciondolo con l’immagine della Madonna che, ha raccontato, non si è mai tolto da quando dieci mesi fa ha lasciato il suo paese, l’Eritrea devastata dalla dittatura di Isaias Afewerki.

Merhani ha fatto quello che moltissimi suoi connazionali minorenni fanno: scappare da un paese che impone ai ragazzini il servizio militare a tempo indeterminato. Quando Merhani ha lasciato la sua mamma e il suo papà di anni invece ne aveva appena 11.

Solo in mezzo al deserto, con la paura che non lo lasciava dormire, ha costruito la sua nuova famiglia strada facendo. Ma adesso che l’Europa ce l’ha sotto i piedi, quale sarà il suo destino? Chi si prenderà cura di lui? La sua nuova famiglia sarà un centro di accoglienza senza calore, sorrisi?

La risposta è nel pianto di Merhani alla vista della comunità del palermitano. Un lungo pianto di disperazione. E’ questo il “premio” per aver sfidato la morte lungo mare, fiumi, deserti per mesi e mesi alla tenera età di 12 anni?