Messina: Vogliamo che diventi la città di accoglienza per i minori stranieri

messina_ragazzi200Mentre a Milano scoppia la querelle sulle foto che ritraggono bambini siriani che dormono sui marciapiedi, all’aperto nelle stazioni e per le strade al riparo tra le auto parcheggiate, e i politici si accusano tra di loro nel gioco dello “scaricabarile”, a Messina si passa ai fatti. Quelli concreti, dove le parole, che a volte servono a ben poco lasciano lo spazio alle azioni.

I bambini dormono per strada? Bene si trovino subito gli spazi dove accoglierli.

E a Messina è detto e fatto: a lanciare il guanto della sfida il sindaco Renato Accorinti che dichiara a gran voce : Messina diventi punto di accoglienza per i minoridice-. Possiamo ospitare 100, 200 minori e man mano che vanno via dare nuova disponibilità. In questo modo dedichiamo tutte le energie ad un’ospitalità all’altezza ed organizzata”.

Una sfida, una promessa, una garanzia a cui sicuramente non si sottrae Ai.Bi. Amici dei Bambini presente a Messina da ottobre 2013.

Un appello quello del sindaco fatto dopo aver incontrato il prefetto Mario Morcone che, per il Ministero dell’Interno, si occupa delle tematiche legate all’emergenza extracomunitari. Sul tappeto le questioni relative alla tendopoli, alla necessità di trovare un luogo idoneo all’accoglienza ma anche quella di ottenere le risorse che finora il governo ha solo promesso. Nel corso del vertice, alla presenza del prefetto di Messina StefanoTrotta, il primo cittadino ha sottolineato la gravità della situazione messinese, divenuta di mese in mese, terra d’ospitalità.

 

Il prefetto Morcone “si è dimostrato disponibile – continua il sindaco Accorinti – ad andare incontro fin dove possibile alle nostre istanze, ma è chiaro che siamo di fronte ad un’emergenza europea e quindi non dobbiamo scordarlo”.

Noi abbiamo aperto le porte della città e continueremo a farlo – aggiunge -, ma chiediamo che ci siano delle regole e che le nostre richieste siano ascoltate in modo da poter migliorare tutti. Qui ogni giorno ci dicono che arrivano nuovi migranti e noi facciamo di tutto per rispondere all’emergenza, ma se diventiamo presidio stabile saremo in grado di aiutare in modo migliore tutti i migranti“.

Altro discorso le risorse, “finora nessuno degli istituti  – precisa – ha visto un euro di provenienza pubblica ma solo legato alle donazioni dei volontari. Abbiamo chiesto sia garanzie per il futuro che per gli arretrati”.

Una vera  e propria missione in cui gioca un ruolo fondamentale Ai.Bi. che  continua ad essere in prima linea con “Casa Mosè” a Camaro, accogliendo da un anno circa un centinaio di Misna, Minori stranieri non accompagnati, donando loro oltre a un caldo e accogliente riparo, un sorriso, calore e tanta umanità.  Non a caso il nome della struttura di pronta accoglienza è stato dato proprio dai ragazzi, i prima Misna accolti a Messina: Mosè, infatti, oltre a essere simbolo di colui che viene salvato dalle acque proprio come i minori non accompagnati, è il punto di incontro delle 3 grandi religioni del Mediterraneo, Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Una figura che lega tutti, pur nelle differenze tra un credo e l’altro, aiuta a esaltarne le affinità, rispetto alle divergenze.

Casa Mosè, allestita in un istituto concesso in comodato d’uso per i prossimi 5 anni all’associazione dalle Suore Figlie di Maria Immacolata,  è un servizio residenziale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che vivono in situazioni di emergenza. L’obiettivo del servizio è di fornire soluzioni immediate ai bisogni urgenti di alloggio, vitto e tutela, derivanti dalla situazione di grave disagio che vivono. Ma a Messina come a Lampedusa e in tutti gli altri punti caldi della Sicilia tutto ciò non basta. Non è sufficiente. Per questo Ai.Bi. rinnova il suo appello a costituire “un tavolo di regia fra le associazioni – sostiene a gran voce l’associazione – enti locali e istituzioni per non disperdere gli sforzi”. In giornate come queste è sempre più evidente “la necessità non solo di sbloccare il Fondo nazionale Misna ma anche di aprire un nuovo Centro di pronta accoglienza.

Ma Casa Mosè di Camaro non  basta più: aiutateci ad aprire una nuova Casa Mosè”. In fondo i locali si sarebbero già trovati: un’ex Casa Famiglia concessa dalle Suore Immacolatine.