Mestre. “Come sensibilizzare gli adolescenti al dramma dei minori abbandonati nel mondo?“

Proseguono gli incontri di Ai.Bi. Mestre con gli studenti delle suole superiori del Veneto sul tema dei diritti dei minori. La scoperta di una realtà fino ad ora sconosciuta: “Sono numeri che fanno paura”

Sono in classe, in una terza superiore con circa venticinque ragazzi, che il sabato mattina forse hanno già la testa al weekend (e se guardo fuori dalla finestra, è facile solidarizzare con loro, dato che si vedono i canali di Venezia, illuminati da un meraviglioso sole invernale).
Allo schermo, hanno appena finito di guardare i video dei progetti di Ai.Bi. in tema di cooperazione, ho appena finito di raccontare il dramma dei minori fuori famiglia e di come, con le poche forze, ma grande tenacia, Amici dei Bambini lotta costantemente per la loro accoglienza e il diritto di ritornare a essere figli.
Fino a ora ho parlato solo di affido e di cooperazione. Tra pochi minuti cambiamo argomento e mi butto sulle adozioni.
Il clima della classe è piacevole, visto che sono ragazzi comunque molto partecipi: già alcuni hanno portato la loro esperienza di conoscenza diretta tramite parenti o amici, di accoglienza in famiglia.

La domanda di uno studente

Ma mi sorprende un ragazzo dell’ultimo banco. Alza la mano dopo aver tenuto la testa nel cappuccio della felpa per un po’, occhi bassi, con la penna in mano e aver scarabocchiato qualcosa per vari minuti, in un foglio.
Lo lascio parlare: “Senta, ma non mi torna una cosa! Lei, Alice, ha parlato di numeri del fenomeno dei ragazzini, nostri coetanei, ancora nel sistema di tutela. Ma è sicura dei numeri che ci ha dato?
Torno alla slide di Ai.Bi. dedicate alle cifre (sono dati non certi, ma molto probabili, dei “fuori famiglia” in Italia. Informazioni fornite del Ministero di Giustizia).
Ma parla lui: “Ho fatto due conti fino a ora. Non può essere che in Italia siano circa 30.000 i ragazzi che non stanno in casa coi propri genitori. Sono tantissimi. Guardate questa aula. Siamo 25 noi, più la prof.ssa, più lei dell’associazione. Fingiamo di essere noi trenta. Sapete che cosa vuol dire? Significa che ci sono altre aule come noi, ma 1000! Proviamo a metterle una dopo l’altra, in fila: arriviamo fino a dove? San Marco? il Lido (di Venezia?), fino a Mestre? Ma ci rendiamo conto?”
Che grinta il ragazzo! Non stava facendo dei disegnini sul quaderno, stava visualizzando le cifre che ho riportato,
Altri ragazzi comprendono meglio che cosa sta dicendo il loro amico e chiedono ulteriori spiegazioni.
Entriamo nel vivo della questione, affrontando quindi i numeri esatti, per quanto possibile, di ciò che sto spiegando.
Suona la campana della ricreazione, sono salva per qualche minuto!

I numeri che fanno paura

Ma adesso, che devo parlare dei minori abbandonati nel mondo, chi glielo dice che sono più o meno 160 milioni?
Come lo (li) aiuto a capire che le aule (tipo questa di 30 alunni) che rappresentano questi bambini senza genitori sono 5 milioni 333 mila 333,3 periodico?
Capiranno un numero così mastodontico?
Fa impressione (e male) a me, che lo sento rimbombare nelle orecchie da oltre 17 anni di lavoro in Ai.Bi. e che resta, da sempre, lo stimolo per “combattere” per questi bambini, come posso. Anche con la sensibilizzazione, come oggi. Con la diffusione della “cultura dell’accoglienza”.
Ma come farò a farlo comprendere a questi sedicenni, che per la prima volta incrociano questi numeri dietro ai quali ci sono bambini veri?
E che distanza si coprono con tutte queste aule? È un “serpentone” di aule di 30 ragazzi troppo lungo, mi sa che si uscirà dai confini della regione Veneto!
Ma di sicuro non mi perdo d’animo e capisco che, nonostante siano laceranti, le mie parole faranno bene, li aiuterà a diventare consapevoli di una questione che fa girare dall’altra parte.
Finita la merenda, eccoli tutti al banco.
Salgo in cattedra e racconto!

Alice Paolin, referente Ai.Bi. Mestre