Mai così tanti morti nel Mediterraneo

diritti migrantiÈ il Mar Mediterraneo la “strada” più pericolosa del mondo. Lo provano i dati presentati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in occasione dell’apertura, a Ginevra, di un forum sulla protezione dei migranti in mare. Nel corso del 2014, sono state 3.419 le persone che hanno trovano la morte nel tentativo di attraversare a bordo di imbarcazioni di fortuna il mare che unisce, o tragicamente divide, Asia, Africa ed Europa. Si tratta della netta maggioranza dei 4.272 migranti morti nei mari di tutto il mondo: è questo il triste record stabilito dall’anno che si sta per concludere, durante il quale, secondo le stime dell’Unhcr, almeno 348mila persone avrebbero rischiato la vita sui barconi per cercare una vita migliore lontano dal proprio Paese.

Per rendere l’idea: è come se tutti gli abitanti di una città grande come Firenze decidessero di affrontare il mare. Famiglie intere, mamme, bambini, ragazzini non accompagnati, che scappano dalla guerra e dalla miseria. Un flusso inarrestabile di persone, molte delle quali non sanno neppure nuotare, ma che accettano ugualmente di mettere a rischio la propria vita, tanto è forte il sogno, e la necessità, di una vita migliore.

Le quasi 3.500 vittime sono una parte delle 207mila persone che nel 2014 hanno tentato o sono riuscite ad attraversare il Mediterraneo. Altro record dell’anno in corso che ha quasi triplicato l’afflusso stabilito nel 2011, precedente anno record, quando 70mila migranti scapparono dal Medio Oriente e dal Nord Africa verso l’Europa.

La migrazione di massa è una delle tante espressioni di quel fenomeno che Papa Francesco ha definito “la Terza Guerra Mondiale combattuta a pezzetti”. La gran parte di chi si imbarca è composta da richiedenti asilo in fuga da conflitti e persecuzioni.

La rotta più battuta è quella che, partendo dalla Libia e facendo tappa a Malta, porta all’approdo in Italia: è il percorso degli 80% dei migranti. Tre le altre principali rotte della disperazione: dal Corno d’Africa verso il Golfo di Aden e il Mar Rosso che ha interessato 82.680 persone nel 2014; dal Bangladesh e dal Myanmar verso Thailandia e Malaysia che ha visto 54mila migranti solcare il Golfo del Bengala; la rotta attraverso il Mar dei Caraibi, affrontata nel 2014 da 4.775 persone.

“Non si può fermare chi fugge per la vita – afferma Antonio Guterres, Alto Commissario Onu per i Rifugiati –: bisogna affrontare le cause reali, le ragioni per cui le persone scappano. Capire che cosa impedisce a questa gente di cercare asilo in modo sicuro, e che cosa si può fare per spezzare le reti criminali che prosperano sui flussi migratori”.

 

Fonte: La Stampa