Minori fuori famiglia: il Garante dell’Infanzia tira le somme, ma si dimentica di centinaia di bambini adottabili

VINCENZO SPADAFORAIn fatto di adozioni, Vincenzo Spadafora, garante nazionale dell’infanzia, non è particolarmente ferrato.  Lo si è capito ascoltando un’intervista da lui rilasciata al TG2, il 7 gennaio 2013. Nella quale sostiene  che  «il calo delle adozioni vada ascritto a un momento di crisi generale del nostro Paese, ma anche alla maggiore consapevolezza da parte dei genitori delle difficoltà degli iter adottivi. Quante adozioni non vanno alla fine come dovrebbero?».

Premesso che dopo trentanni di attività sul campo e circa 3 mila adozioni concluse, Ai.Bi. sostiene da tempo che le cause siano ben altre (ovvero le lungaggini burocratiche e un atteggiamento culturale negativo nei confronti dell’adozione), il punto è che dal Garante dell’Infanzia ci si aspetta di più. Perché il dottor Spadafora non è nella posizione di potersi affidare a discorsi generici. Il suo ruolo gli impone precisione e conoscenza. E allora sarebbe interessante capire per esempio quanti sono in Italia i cosiddetti fallimenti adottivi. La verità è che tutti parlano, ma nessuno indica mai numeri e riferimenti concreti.

Perché allora il Garante non promuove una ricerca in materia?

Ma nel discorso di Spadafora non convince nemmeno la conclusione:  «Comunque ricordiamoci che la maggior parte dei bambini che sono dichiarati adottabili, vengono di fatto adottati, perché nonostante il calo delle domande, il numero dei bambini è comunque inferiore. E quindi per me che sono il Garante dell’infanzia questo rimane un dato estremamente positivo».

Sbagliato. Ogni anno vengono dichiarati adottabili circa 1200/1300 minori e non tutti vengono adottati: restano circa 200/300 minori special need. Ma di loro non esiste traccia. La banca dati che avrebbe dovuto censirli non è mai partita realmente. Con un ritardo di 13 anni rispetto alla legge n. 149 del 2001 che la dichiarava uno strumento obbligatorio, finalmente il 5 febbraio 2013 la banca dati è stata istituita dal Ministero della Giustizia, con l’obiettivo di far incrociare i minori adottabili e le coppie disponibili all’adozione. Ma siamo ancora ben lontani dalla sua realizzazione. Così in assenza di dati precisi, ciascuno può dire ciò che gli pare.

La sfida di coloro che si occupano d’infanzia dovrebbe essere una sola: riuscire a trovare una mamma e un papà a tutti i bambini adottabili. E questo sarebbe possibile solo se gli enti autorizzati fossero abilitati a fornire le proprie competenze anche in Italia. Perché hanno dimostrato in questi anni di saper fare adozioni anche di bambini cosiddetti ‘special need’.

Quindi, il Garante Nazionale dell’Infanzia, anziché gioire del fatto che la maggior parte dei bambini adottabili hanno trovato una nuova famiglia, avrebbe dovuto chiedere conto degli altri. Di più. C’è quel 7% circa di minorenni che restano “parcheggiati” semplicemente perché non si conosce la loro condizione e non si possono incrociare i loro bisogni con quelli delle coppie disponibili ad accoglierli. Il dottor Spadafora dovrebbe farsi carico di ognuno di loro e inseguirli nome per nome, caso per caso, tra le carte sperdute dei Tribunali italiani. Solo così onorerebbe davvero la mansione che gli è stata assegnata.