Mio figlio adottivo da qualche settimana non riesce ad addormentarsi con tranquillità e non c’è ninna nanna o coccole che tengano, c’è da preoccuparsi?

Buongiorno,

vi scrivo perché da qualche settimana siamo alle prese con la messa a nanna di nostro figlio Andrey, di 7 anni. I primi mesi a casa, con nostro grande stupore, sono “filati liscio come l’olio”, ora però ci sembra che stiano affiorando delle fatiche, difficili per noi da decifrare. Andrey è un bambino abbastanza tranquillo. Fa i capricci certo, ma quale bambino non li fa. Da qualche settimana però non riesce ad addormentarsi con tranquillità e non c’è ninna nanna o coccole che tengano. Anche se è stanco – e lo è perché è tutto il giorno in movimento – ci vogliono delle ore prima che si abbandoni al sonno. Una volta che è addormentato, sembra essere sereno ma ci chiediamo se magari dietro questa sua difficoltà si cela altro o è solo una fase?

Grazie per i vostri consigli, Antonia e Matteo.

Cari Antonia e Matteo,

dalle vostre descrizioni non emerge nulla di allarmante anche se il momento dell’addormentamento è un momento che necessità di grande attenzione.

L’ora della “buonanotte” costituisce un momento delicato per tutti i bambini, adottivi e non. E’ il momento in cui è chiesto a  nostro figlio di separarsi, seppure momentaneamente, da noi e, con noi, da quel mondo di certezze su cui può contare durante il giorno.

Un bambino che nasce e cresce in un contesto affettivo e accogliente gradualmente avrà avuto modo di interiorizzare un’immagine dei propri cari e dell’ambiente come “mondo” stabile e prevedibile, pertanto, vivrà senza ansie il momento della “nanna”.

Un bambino, invece, come Andrey, che ha provato il dramma dell’abbandono e l’alienazione della vita in istituto potrà percepire come destramente minaccioso il lasciarsi andare al sonno e perdere il controllo sull’ambiente, del quale conserva ancora un’immagine imprevedibile. Il momento della nanna, dunque, richiede attenzione e cura da parte dei genitori adottivi; è bene pensare al proprio bambino, anche se di sei, sette, dieni anni, come ad un neonato che sta rinascendo a nuova vita e che ha bisogno di dedizione, contatto, coerenza e stabilità.

Se non lo fate già, provate a ricorrere a gesti ricorrenti che precedano ed accompagnino il momento della “buonanotte”: si tratta di piccole quotidianità come il bagnetto, un massaggio rilassante, il racconto di una fiaba, il parlare delle attività piacevoli previste per l’indomani …

Tutti rituali questi, che insieme al vostro amore e all’affetto con cui vengono svolti, danno modo a vostro figlio di crearsi un’immagine rassicurante di ciò che lo circonda, quale mondo amorevole, stabile e prevedibile.

Provate a mettere in atto questi piccoli espedienti conditi con tutto l’amore che avete …

Un cordiale saluto

Irene Bertuzzi