MIO FIGLIO MI ASPETTA…

L’altro giorno, scorrendo la mia pagina Facebook, mi sono imbattuta in questa bellissima lettera scritta da un papà alla sua figlia finalmente ritrovata dopo averla persa.
È una lettera di una dolcezza disarmante, nella quale si mischiano diversi sentimenti: dalla paura alla gioia, dallo sconforto alla vittoria, dalla fatica fino al sollievo per avercela fatta!
Racconta il primo incontro con questa bambina che era già con loro, ma a un tratto è volata via.
Già, perché, quando si decide di adottare, quel figlio è già con quella mamma e con quel papà, non fisicamente ma nel loro cuore.

La lettera descrive la fatica che i genitori devono affrontare, sottoposti alla più scrupolosa verifica, nel loro diventare mamma e papà. Quel percorso lungo e interminabile, quegli anni di attesa, quella paura di non farcela.
E poi, finalmente, il loro primo incontro, l’emozione, la paura, la gioia incontrollata di quegli occhi che si trovano e… la rinascita di un papà, di una mamma e di una figlia.
È una lettera piena di tenerezza, di un papà che vuole condividere il dolore e la fatica. Un papà che ci regala la sua eccezionale emozione quando, finalmente, ritrova quella figlia che un giorno aveva perso.

L’amore di una mamma lo conosciamo tutti, almeno per empatia, quella sensazione di completezza che si
raggiunge quando si abbracciano i propri figli.
I papà, invece, restano un po’ nell’ombra, un passo indietro. Eppure anche loro affrontano le stesse ansie e paure, solo che, spesso, non vogliono farsi vedere fragili: loro devono essere quelli forti! E chissà quante notti hanno passato piangendo in silenzio perché non ce la facevano più. Chissà quante volte il loro pensiero è andato a quel figlio lontano. Chissà quante volte hanno sognato il primo incontro…

Buongiorno piccola Mia,
la nostra storia è iniziata trecentoquindicimilionitrecentosessantamila istanti fa.
Sono tantissimi, eppure posso dirti cosa facevo per ognuno di essi: TI CERCAVO.
Per ritrovarti ho affrontato stregoni mascherati da dottori pronti a passare sul corpo e sul cuore della mamma: pronti a dividerci per sempre da te. Ho superato giudici e tribunali immersi in un sonno profondo sotto due dita di polvere, scavalcato grandi muraglie di documenti, scalato montagne di timbri e sconfitto eserciti di impiegati in trincea dietro sportelli muti e sordi. Ho visitato mille ospedali, superato analisi neurologiche, fisiche, psichiatriche, aghi pungenti e umiliazioni taglienti. Per riportarti a casa ho attraversato deserti di solitudine, temporali estivi nei miei occhi, maree minacciose di rabbia, soffitti bui illuminati solo dal mio sguardo senza sonno. Per riaverti ho attraversato il mondo. Non ce l’avrei fatta senza la mamma. Lei, un passo dopo l’altro, ci ha portati a un passo da te: lei è la donna che TI RIMETTERÀ AL MONDO.
Mi domando cosa proverai quando ci vedrai. Ti abbiamo spedito un album di fotografie per mostrarti come siamo fatti. Lo so, la mamma è bellissima e io sono brutto, ma tanto devo essere il tuo papà, mica il tuo fidanzato! E poi ho una pancia morbida dove potrai dormire tutte le volte che vuoi senza aver paura di svegliarti di nuovo sola.
La prima volta che sei entrata nella nostra vita eri due semplici asticelle colorate su un test di gravidanza. Non è passato giorno senza che io non abbia pensato a te, anche quando grande appena pochi millimetri hai deciso di lasciarci e rimandare il nostro incontro. E ora eccoci qui, le gambe che tremano, gli occhi lucidi e il cuore incontenibile, in un istituto dal nome impossibile da pronunciare, ma che finora tu hai chiamato casa.
Siamo soli in questa stanza, proprio come lo eravamo quel giorno, quando il dottore ci ha detto che non eri più nella pancia della mamma, che non eri più con noi.
E ora ho tanta paura. Ho paura che tu decida di lasciarci di nuovo, di scappare via e non farti ritrovare più, perché il tempo passa e quella porta non si apre. Forse hai paura anche tu, piccola Mia, paura di essere abbandonata ancora. E a volte, quando non vogliamo soffrire, è più facile nascondersi dalle persone che amiamo perché sono quelle che possono farci più male. Ma se apri quella porta, amore mio, prometto di portarti un milione di volte al parco e un altro milione al mare a fare grandi castelli di sabbia.
Se ora apri quella porta, piccola Mia, ti prometto una cosa sola: noi tre non ci lasceremo mai. Rumore di passi. La maniglia si abbassa e una donna entra nella stanza, sorride e stringe una manina.
I miei occhi scivolano lungo quel piccolo braccio finché non si incontrano coi tuoi. lo e la mamma ci avviciniamo, spinti da una forza dolce, finalmente senza più ostacoli tra noi.
Non so come, mi ritrovo in ginocchio di fronte a te. Ci guardiamo come due persone che si vedono per la prima volta, ma che in fondo si conoscono da sempre.
Sollevo una mano. Sfioro il tuo viso.

Muoio. E rinasco papà”.

(la lettera originale si trova sulla pagina Facebook “un bimbo mi aspetta”)