Misna in affido : “Vedere tanti ragazzi ancora in attesa di famiglia è un anello che stringe il mio cuore”

roller misnaDall’inizio del 2014 sono già più di 6mila i migranti sbarcati sulle coste italiane, molti dei quali minori che hanno diritto a un’accoglienza a misura di bambino. Amici dei Bambini, con il suo progetto Bambini in Alto Mare si è attivata per offrire una giusta accoglienza a tutti loro: l’apertura di Casa Mosè a Messina, l’accordo firmato con l’amministrazione comunale della stessa città siciliana, l’inaugurazione dei punti informativi di Lampedusa e Agrigento sono i primi passi concreti in questa direzione. Ugualmente importante è la disponibilità offerta da ben 1.200 famiglie ad accogliere presso le loro abitazioni i minori non accompagnati che sbarcano in Italia. Al momento però, a causa di un sostanziale immobilismo delle istituzioni, sono solo 7 quelle che hanno potuto effettivamente accogliere uno di questi giovanissimi in affido temporaneo. Di seguito proponiamo la riflessione su questo tema da parte del signor Antonino Vinci, uno di questi 7 papà affidatari: nelle sue parole, tutta la gioia che si prova nel poter donare il calore familiare a chi ha lasciato la propria terra in cerca di speranza e tutta la preoccupazione per le migliaia di altri bambini ancora in attesa di poter essere accolti.

 

Quella voce da bambino che pronuncia nomi che vengono da lontano, nomi fino a qualche tempo fa sconosciuti, continua a chiedere: “Cosa possiamo fare? Cosa possiamo dire?”
Sono passati più di due mesi da quando abbiamo accolto Hamid e, a parte il clamore mediatico della stranezza, di come fosse possibile che due giovani potessero accogliere un altro giovane, subito dopo l’adozione,  tirando le somme mi accorgo che siamo troppo pochi.
Più di 1000 famiglie disponibili e a oggi siamo solo in 7 quelle che hanno la fortuna di accogliere.
Tutto questo perché ancore le “istituzioni ” vedono questi ragazzi solo come un peso, un carico sul bilancio comunale  e non come un’occasione da abbracciare per ognuno di noi.
Com’è possibile non ascoltare il grido di chi chiama , di chi dice “IO sono qui, non mi vedi?”
L’abbraccio in questi mesi e ciò che mi porto dentro perché, anche se le difficoltà non mancano, fronteggiamo problemi di comprensione, di carattere, di cultura, ma tutto passa quando ricevi quell’abbraccio e quando incroci lo sguardo di chi ha lasciato tutto alla ricerca della speranza. E poi, magari, per colpa di chi ignora, questo abbraccio non si può realizzare.
Perché non si riesce a scardinare questo sistema? Io oggi vedo il nostro gesto di accoglienza solo come un simbolo, “rimasto incorniciato”, chiuso nelle poche famiglie che hanno avuto questa gioia.
Come sarebbe bello e giusto  sapere che finalmente altri 1000 bambini, sono a “casa”!
Certo non sarà mai come la propria casa, quella dove sono rimasti  mamma e papà, ma sicuramente meglio dei centri di accoglienza, perché non c’è nulla che possa eguagliare l’affetto familiare.
In questi giorni, sento un anello che stringe il mio cuore, nel sapere che chi ignora a volte si sveglia, per spostare come pacchi ragazzi che attendono una vera accoglienza,  ragazzini che pregustavano la normalità la possibilità di cominciare a  fare progetti.
Ragazzini che avevano trovato degli amici con cui giocare, l’affetto di una nuova famiglia…
E oggi  quella voce continua a chiamare, ma io non so rispondere. L’unica consolazione  mi viene da un Salmo: “Fino a quando, Signore, di me ti scorderai?” per poi terminare con “Esulterà il mio cuore quando mi darai salvezza; canterò a te, Signore, per le grazie che mi hai fatto e inneggerò al nome del Signore Altissimo”.
Perché il tempo sicuramente porterà i suoi frutti.