Modena investe sulla prevenzione: meno comunità, più collaborazione con il privato sociale

modena_011_duomo_piazza_grande200E’ un sistema di prevenzione e sostegno alle famiglie che sembra funzionare, quello implementato dal Comune di Modena per la tutela dell’infanzia abbandonata: l’amministrazione comunale sta attuando una strategia che mira, attraverso un maggior coinvolgimento del volontariato e del privato sociale, a privilegiare la ricostruzione delle competenze genitoriali e la ricomposizione delle famiglie, rispetto all’affido dei minori a comunità residenziali.

Nel 2012, stando sempre ai dati del Comune, sui 3.688 minori in carico presso il Servizi sociali, 810 sono stati dati in affidamento all’Amministrazione. Di questi, 366 sono stati collocati fuori famiglia: 200 in comunità (pari a circa il 5% del totale),  166 in affido familiare. Numeri in calo, rispetto al passato, proprio in virtù della scelta di intervenire maggiormente con servizi di supporto educativo domiciliare, semiresidenziale, territoriale.

Secondo il Comune, uno sforzo di razionalizzazione delle risorse, negli ultimi anni, ha fatto sì che, a fronte di un aumento del numero di minori a esso affidati (dai 680 del 2009 agli 810 del 2012), la spesa per le comunità residenziali sia passata dai 4,7 milioni di Euro del 2009 ai 4 milioni dello scorso anno, con un risparmio di 700.000 Euro. Pressappoco la stessa cifra che viene investita per gli affidi familiari, e che per il momento è rimasta invariata.

Come accennato, un ruolo importante, nel consentire l’erogazione di tali servizi di assistenza ai minori, è giocato dalle reti dell’associazionismo e del volontariato cittadino. Fra queste, una ventina di famiglie affidatarie “d’emergenza”, a cui vengono assegnati i casi più urgenti relativi a minori di età inferiore ai 6 anni, così da impedire che vadano in comunità.