Modena. Neonato morto gettato nel cassonetto della spazzatura. E se ci fosse stata lì vicino una Culla della vita?

culla termicaCosa sarebbe successo se avesse avuto a pochi passi da lei una Culla della vita? In quei momenti esagitati di disperazione immediatamente posteriori al taglio ‘fai da te’ del cordone ombelicale, in balia delle più disparate emozioni contrastanti, è sprofondata nel buio più totale e ha ritenuto non aver altra scelta che ‘gettare’ il corpicino del suo bambino appena partorito, nel cassonetto della spazzatura.

Ma se invece di quel cassonetto di ferro, pieno di rifiuti e di sacchi maleodoranti ci fosse stata una calda e accogliente ‘Culla della vita’ collegata al 118? Probabilmente quel neonato ora sarebbe vivo. Perché in pochi secondi sarebbero intervenuti i sanitari, lo avrebbero rianimato e datogli una chance di sopravvivenza. Ma così non è stato, come racconta la cronaca. E ora un’indagine per occultamento di cadavere è stata aperta dalla Procura di Modena ai danni della giovane immigrata di 22 anni.

Una tragedia che è venuta alla luce dopo che la donna  si è presentata al Policlinico di Modena, con i segni del parto (da poco avvenuto) e lì messa sotto torchio dai medici ha confessato il terribile gesto. Troppo tardi. E così un’altra vita innocente si è spenta. Secondo la versione della donna, il bambino sarebbe nato morto: circostanza  che sarà chiarita solo con l’esame autoptico.

Non entriamo nel merito sul gesto della giovane donna, ma è lecito chiedersi se si sarebbe comportata diversamente se avesse avuto la possibilità di scegliere: il cassonetto o la culla della vita?

Perché è proprio questo il fine della ‘Culla della vita’, ovvero fornire un servizio alle donne in difficoltà, essere per loro e per il neonato una valida alternativa, un modo semplice e anonimo per effettuare la propria scelta senza compromettere la vita di un esserino innocente e senza colpa.

E’ bene ricordare, infatti, che la Culla della vita al pari del parto in anonimato in ospedale, garantisce la privacy della mamma o di chi adagia nella culletta il neonato, permettendo di allontanarsi dal luogo senza essere fermato e/o riconosciuto.

Premendo un pulsante è possibile far aprire la nicchia, depositare il neonato e allontanarsi senza essere inquadrati dalle telecamere.  Queste, infatti, rilevano solo la presenza del neonato all’interno del vano e, attraverso un sensore, segnalano la presenza del bambino al personale sanitario. Oltre a garantire l’anonimato di chi vi lascia i neonati, la culla per la vita è dotata di una serie di dispositivi – riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo 24 ore su 24 e rete con il servizio di soccorso medico – che permettono il pronto intervento per la salvaguardia del bambino.

Ecco perché Ai.Bi., Amici dei Bambini, da 30 in difesa dei più deboli e fragili, i bambini per l’appunto, ha inaugurato il 1 dicembre la sua Culla della vita “Chioccia”. Questa, presentata il 2 febbraio ai servizi sociali del territorio, è l’unica del sud di Milano: si trova a Pedriano (Melegnano, Milano) in via dei Pioppi, è facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia.