Moldova. Il fenomeno degli “orfani bianchi”

penitenciar-640x413Li chiamano “orfani bianchi”. Bambini a tutti gli effetti privi di una famiglia, anche se i loro genitori ci sono: sono vivi e lavorano. Ma a migliaia di chilometri di distanza. Non tornano a casa per mesi, talvolta anche per anni. E quando lo fanno, a volte è troppo tardi. Il destino dei loro figli è irrimediabilmente compromesso. Il fenomeno degli orfani bianchi è molto diffuso in alcuni Paesi dell’Est Europa, in particolare in Moldova.

Dalla repubblica ex sovietica, ogni anno, migliaia di persone partono per andare a cercare lavoro all’estero e così poter sostenere a distanza le proprie famiglie e garantire ai propri figli una vita dignitosa. Per farlo, però, devono lasciare i loro bambini alle cure dei parenti o dei vicini di casa. I quali spesso non sono in grado di seguirli in ogni passo della loro vita e finiscono per lasciarli di fatto incustoditi. Con la drammatica conseguenza che questi ragazzi, fin da giovanissimi, rischiano di ritrovarsi dietro le sbarre.

A quel punto, il rapporto con i loro genitori, già lontani da molto tempo, si complica ulteriormente. Quando questi tornano in patria sono costretti ad andare a trovare i propri figli non alla stazione o in aeroporto o a casa, ma in carcere. Più spesso, decidono di restare nei Paesi in cui si trovano per guadagnare i soldi necessari per fare uscire di prigione i loro ragazzi.

Victor è uno di questi giovanissimi. La sua vita ha preso una piega inaspettata a 18 anni. Fino a quel momento, i suoi genitori, che vivono e lavorano all’estero, gli inviavano denaro, abiti firmati e anche qualche cellulare di ultima generazione. Ma da 2 anni e mezzo raccolgono solo soldi per farlo uscire dal carcere. Victor infatti è stato condannato a 9 anni di reclusione per furti e truffe.

“Non ho mai capito perché ho commesso questi crimini – ammette, con le braccia incrociate sul petto e la testa china verso il basso -. Avevo soldi e cibo a sufficienza. Non mi mancava nulla, tranne i miei genitori che vivono lontano. Aveva solo 5 anni quando suo padre si è trasferito in Russia e sua madre in Italia, lasciandolo alle cure dei nonni. “E’ stato difficile senza di loro – continua il ragazzo -. Ci sono stati dei periodi in cui dicevo loro ogni sera di tornare a casa, ma mi hanno sempre risposto che dovevano vivere lontano per guadagnare i soldi necessari. Non ho mai accusato di questo mia madre e mio padre. Tuttavia, i nonni non possono sostituire il loro amore. Mia nonna mi controllava i compiti, ma non era la persona più adatta per darmi dei consigli. Ho rivisto mia madre 2 anni fa quando è venuta a trovarmi in carcere. Non la vedevo da 12 anni.

Suo padre invece tornò in Moldova per un breve periodo, quando lui aveva 14 anni, per lavorare nella capitale Chisinau. Victor ora si dice certo di una cosa: “Se la mia famiglia fosse rimasta unita, sicuramente oggi non mi sarei trovato in questa situazione”.

Anche la madre del ragazzo, dopo un periodo trascorso in Italia, ha cercato di tornare in Moldova. Ma dopo quello che è successo a suo figlio, si è vista costretta a partire di nuovo per poter guadagnare quanto necessario a farlo uscire di prigione.

 

Fonte: Stirilocale