Moldova: la storia di Gabriele

L’infanzia è l’universo della purezza e dell’ingenuità, quando tutto si impara e rimane per sempre nella memoria. Ecco perché per un bambino è molto importante crescere in un ambito sereno e armonioso, che solitamente è garantito dalla sua famiglia.

Invece, per un bambino istituzionalizzato, che è stato deprivato dell’amore e della cura genitoriale, l’infanzia è vissuta come un momento di frustrazione e disagio. Mi sono confrontata spesso con questi problemi durante i colloqui avuti con i nostri piccoli beneficiari. Nonostante i pochi anni di vita che hanno, questi bambini ne dimostrano molto di più. Sanno già che cosa significhi il senso dell’appartenenza, la lotta per la sopravvivenza, la mancanza della fiducia e soprattutto, la paura per l’indomani.

Uno di questi bambini è Gabriele, scolaro della quinta classe. Basso di statura, molto simpatico e laborioso. Evita lo sguardo, soprattutto quando parla con gli adulti. Di fatti, sono gli adulti che gli parlano e lui solo risponde… sempre sullo stesso tuono “si”, “no”, “bene”, come se avesse la risposta pronta.

Parla poco del suo passato, ricorda spesso la madre che è mancata nel 2009 (trovata deceduta in strada) e si rifiuta di pronunciare la parola “padre” che dopo la disgrazia avvenuta lo ha subito abbandonato in istituto e da allora non è più venuto a trovarlo.

I compagni di Gabriele ci hanno raccontato che malgrado il suo passato doloroso, il bambino non è stato sempre così. Lo abbiamo notato anche noi appena l’abbiamo visto coinvolto nelle attività che proponiamo ai bambini come lui per socializzarli e per fargli aprirsi. E allora scopriamo i veri tesori!

Gabriele ha un talento innato per il disegno. Di più gli piace disegnare paesaggi della natura, perché dice lui, lo fanno sentirsi molto vicino alla madre. Gli piace la matematica ed è veramente bravo alle attività extrascolastiche, soprattutto ad organizzare i vari momenti festivi.

Da quando abbiamo iniziato a lavorare con il bambino, è stato possibile identificare una persona di riferimento, che ora si prende cura di lui e lo porta a casa ogni fine settimana, in modo da poter colmare il vuoto causato dal decesso della madre.

Questa persona è la zia materna che, nonostante le proprie difficoltà desidera prendere in custodia il bambino e accoglierlo nella sua famiglia, cosa che non sarà facile.All’inizio, come stabilito con i nostri operatori sociali, provvederà ad scriverlo ad una scuola della comunità e poi, con il nostro aiuto, si creeranno i presupposti per l’integrazione familiare vera e propria. Incrociamo le dita per loro!