Moldova: perchè non siete arrivati prima?

Poche righe, scritte in minuscolo, con quella semplicità che le è propria, ci vengono inviate da Stela, la nostra direttrice di filiale moldava.

“… Perché non siete arrivati prima?” È una domanda che mi rimbomba nella testa, con insistenza da due settimane e non mi lascia in pace.

Due settimane fa, volendo essere in tempo per un incontro importante, ho preso un taxi. Era un taxi come tutti gli altri, giallo, con i quadratini neri sopra, uno che arriva un po’ in ritardo però che ti porta con la velocità della luce e ti fa arrivare in tempo là dove hai bisogno. Niente di particolare, direte.

E invece quel viaggio in taxi mi ha lasciato con tante domande senza risposta.

L’autista, un giovane sui 20 anni, vedendo il nostro logo, mi ha chiesto subito chi era “Amici dei Bambini” e di cosa si occupava in Moldova. Gli ho parlato un po’ dell’Associazione e spiegato in poche parole la missione che portiamo avanti da ormai 13 anni. Siccome eravamo il giorno prima del concerto di beneficenza a favore dei giovani che stanno per lasciare l’istituto, gli ho parlato anche di questo modesto, ma prodigioso intervento di progetto.

Quando ha sentito delle iniziative avviate per i care leavers, ha frenato un po’, mi ha guardato ed ha chiesto: “Perché non siete arrivati prima negli istituti? Io ho passato tutta la mia infanzia nell’istituto di Straseni. Ho avuto un gran sogno di poter vivere in famiglia, però con il passar del tempo, questo sogno si è spento. Poi, ho sognato tanto di poter studiare e conseguire una professione che mi portasse soldi. Neanche questo sogno si è avverato perché non sapevo dove andare, a chi rivolgermi, cosa fare per ottenere una borsa sociale. I soldi per pagarmi un contratto, ovviamente non ce li avevo. Alla fine ho deciso di fare l’autista e ora sono tassista. Con quello che guadagno mi pago gli studi – non ho abbandonato il sogno di ottenere una professione che mi portasse soldi. Purtroppo, solo due della nostra classe siamo riusciti a resistere da soli nella vita oltre l’istituto. Gli altri hanno preso vie sbagliate: chi ruba, chi fa una vita di strada, chi è già incarcerato…”

Quest’ultima frase mi ha lasciata zitta per tutto il resto della strada … mi ha fatto pensare a quei pochi ragazzi che sono stati fortunati ad essere guidati nella vita, per poter trovare la via giusta ed ai tantissimi altri che sono stati buttati, da soli, impreparati, nella vita di adulto. È una sfida troppo forte per loro e pochi ce la fanno a resisterne.

Hanno poco tempo a disposizione per imparare a fare l’adulto, e per riuscire a fare questo, hanno bisogno di noi.