Monsignor Vegliò a Lampedusa: “Come batte il cuore del Mediterraneo dopo l’8 luglio 2013?”

VEGLIOQuella dell’8 luglio 2013 è una data che rimarrà per sempre nella storia di Lampedusa. E per una volta non a causa dell’ennesima tragedia del mare o di un altro sbarco di disperati. L’8 luglio 2013 resterà impresso nella memoria dei lampedusani e dei migranti come un giorno di speranza: quella speranza portata da Papa Francesco durante il suo viaggio sull’isola, con il suo richiamo ad aprirsi “alla cultura dell’accoglienza e delle solidarietà”.

A un anno di distanza, la Chiesa vuole ricordare la testimonianza offerta in questo senso dal Pontefice. Per questo, domenica 6 luglio, a far visita a Lampedusa sarà il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Sarà lui a presiedere le celebrazioni nella chiesa di san Gerlando, organizzate dall’arcidiocesi di Agrigento nel primo anniversario del viaggio di Papa Francesco sull’isola.

Scopo della visita del cardinal Vegliò è quello di “sensibilizzare la comunità ecclesiale e l’opinione pubblica ai problemi dei migranti e dei rifugiati”. Invitato dall’arcivescovo di Agrigento monsignor Francesco Montenegro, il cardinale Vegliò ha subito deciso di accettare la proposta. Le celebrazioni del 6 luglio sono “il momento culminante di una serie di manifestazioni promosse per celebrare quell’evento – dice Vegliò – e per ricordare le migliaia di vittime che hanno perso la vita nel mare antistante all’isola, ma anche per riflettere sul ruolo di Lampedusa come cuore del Mediterraneo.

“Per questa circostanza – conclude il porporato – desidero invitare ciascuno a ripensare a cosa, in concreto, è cambiato nella sua vita personale e in quella della nostra società”.

Da quell’8 luglio 2013, purtroppo, gli sbarchi di massa, le traversate della disperazione e  le tragedie del mare non si sono fermate. Centinaia di persone hanno continuato a perdere la vita nel Mediterraneo e migliaia sono approdate sulle coste italiane alla ricerca di un futuro migliore, accolti dall’attenzione mediatica del momento, ma soprattutto da quella che Papa Francesco definisce “globalizzazione dell’indifferenza” e “cultura dello scarto”. Due aspetti che Amici dei Bambini ha deciso di non tollerare. Da qui l’iniziativa di attivarsi direttamente per garantire l’accoglienza giusta ai più deboli tra i deboli, i minori stranieri non accompagnati (Misna) e le mamme sole con i loro figli. È questo l’obiettivo del progetto “Bambini in Alto Mare” che Ai.Bi. porta avanti per offrire un’accoglienza a misura di minore per chi approda sulle nostre coste: un’accoglienza che fa rima con famiglia.

 

Ai.Bi. prosegue nella sua ricerca di famiglie disponibili ad aprire le proprie porte ai Misna e a sostenere così la causa dell’accoglienza giusta. Per saperne di più e offrire il tuo contributo al progetto “Bambini in Alto Mare”, visita il sito dedicato.  

 

Fonte: News.va