Negata l’istruzione a 3 milioni di bambini siriani: quale futuro per loro e per la Siria?

scuola in siriaDal nostro inviato (Luigi Mariani) – Sono quasi tre milioni i bambini siriani impossibilitati a frequentare la scuola a causa della guerra, minori a cui viene negato il diritto fondamentale all’istruzione, sia all’interno della Siria, che nei paesi confinanti. A denunciarlo, in un rapporto appena diffuso, è l’organizzazione internazionale Save The Children, che evidenzia come questo avrà un impatto devastante sul futuro di un’intera generazione di giovani siriani.

Sono sempre più numerose le scuole costrette a chiudere per il protrarsi del conflitto; da un tasso di frequenza scolastica prossimo al 100%, la Siria è precipitata in pochi anni al penultimo posto nel ranking mondiale per numero di studenti iscritti. Tanto per fare un esempio, nella sola zona di Aleppo, una delle più colpite dalla guerra civile, la percentuale di frequentanti è del 6%.

Fra coloro che ancora riescono a partecipare alle lezioni, tuttavia, sono pochi quelli che riescono a concentrarsi e imparare come dovrebbero: i traumi subiti e lo stress psicologico, infatti, mettono a dura prova la capacità di apprendimento del minore. Lo studio, che ha preso in esame il nord della Siria, ha messo in evidenza come circa un terzo dei bambini non sia in grado di obbedire agli insegnanti, mentre la metà ha difficoltà a concentrarsi sui compiti in classe. Ancora: secondo il sondaggio, circa un bambino su tre si sente inadeguato, il 39% ha dichiarato di avere frequentemente gli incubi, mentre il 42% ha ammesso di essere sempre triste. Sono circa 3.465 le strutture scolastiche distrutte, danneggiate o utilizzate per scopi militari, ovvero circa un quinto del totale sul territorio nazionale.

Anche i minori rifugiati nei paesi limitrofi non se la passano bene: dei circa 1,5 milioni di bambini sfuggiti al conflitto, solo la metà ha accesso all’educazione. A tenere l’altra metà lontano dalle aule, sono per lo più le tasse scolastiche proibitive e la necessità di lavorare per contribuire al mantenimento della famiglia. Solo in Libano, si stima che l’80% dei rifugiati non riceva alcuna forma di istruzione.

Le difficoltà, tuttavia, esistono anche per i bambini che possono permettersi di frequentare gli istituti locali; aumentano, infatti, le segnalazioni relative a episodi di bullismo, discriminazione e intimidazione ai danni degli studenti siriani, presi di mira dai compagni e – a volte – persino dagli insegnanti.

Come sempre, a spaventare maggiormente – di questa guerra – non sono tanto e solo i dati disastrosi, quanto le implicazioni e la prospettiva dei danni a lungo termine: senza il supporto di nuove generazioni adeguatamente formate alla pace, al rispetto, alla civile convivenza, e preparate ad affrontare le sfide politiche e sociali negli anni a venire, come potrà, il popolo siriano, sperare di riprendere in mano il proprio destino e ricostruirsi un futuro?

 

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto il supporto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.

 

Fonti: Reliefweb