Nell’anagrafe del Signore nessuno è mai solo

pietra_news1La Bibbia è il Libro dei libri. Capace di parlare a ogni lettore secondo la formazione, l’età, la sensibilità, il grado di dialogo e intimità con Dio che ciascuno possiede. Per questo acquista particolare rilevanza la scelta- in questo mese- di affidare il commento al Vangelo non a una coppia di coniugi, ma a una coppia di donne: una adulta, l’altra giovane. Mamma e figlia, che hanno scelto di condividere le proprie riflessioni e intenzioni di preghiera con tutta la comunità della ‘Pietra Scartata’. Com’è noto, ogni primo sabato del mese, secondo una tradizione ormai consolidata, le famiglie adottive e affidatarie della Comunità “la Pietra Scartata” rivolgono un invito a tutte le famiglie accoglienti e a quelle che si apprestano a diventare tali, a recitare il santo Rosario per i bambini abbandonati. Questa volta il commento al Vangelo parte dalle meditazioni di Silvana e Virginia, della comunità di Bologna. Nel loro commento, il senso di un inedito sguardo: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete».

 

Il Rosario per i bambini abbandonati e dimenticati del mese di Ottobre

«Nell’anagrafe del Signore nessuno è mai solo» a cura di Silvana e Virginia Salomoni

 

• Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,17-24)

 

I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono».

 

Commento

I bambini abbandonati camminano su serpenti e scorpioni nel deserto della solitudine; eppure, nonostante le ferite e il dolore, riescono ad avere fede, a sperare in un futuro d’amore per loro, a credere nell’arrivo di una mamma e un papà.

Una coppia sterile si sente tradita dal progetto della procreazione divina, tra demoni di paura e di sconforto; eppure non sa che questi si possono schiacciare con passi di accoglienza e di fede verso un cammino che rivelerà la verità dell’amore. Si rallegreranno nell’incontro con il bambino, capiranno che i loro nomi erano già scritti nei cieli: l’anagrafe del signore sorprende e ricolma i vuoti. Così nessuno è più solo.

“Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” dove il vedere non è un esercizio dei sensi ma è un guardare, un voler capire con il cuore, attraversare la superficie della realtà con l’intenzione di cogliere la grazia del dono di una famiglia.

Così il bambino diventa figlio, la donna e l’uomo padre e madre. E tutto è gioia perché parte del processo di amore che Dio ha verso la sue creature.

Preghiamo

Nel 1° mistero

Preghiamo perché i bambini africani non vengano scoraggiati e possano incontrare presto la loro famiglia.

Nel 2° mistero

Preghiamo perché tutti i bambini del mondo abbiano una favola in cui credere.

Nel 3° mistero

Preghiamo per le mamme gravide di attesa che, pur non avendo visto ancora il volto del proprio figlio, trepidano di amore per lui.

Nel 4° mistero

Preghiamo perché i papà sappiano dipingere con colori e allegria la futura camera del bambino atteso.

Nel 5° mistero

Preghiamo per tutti gli altri, per gli amici e i parenti delle famiglie, per i compagni di scuola dei figli, per le persone che si incontreranno nel percorso della vita, che entreranno e usciranno, perché anche se non sempre comprendono, non rimangano indifferenti e possano lasciarsi interrogare l’anima.