Nepal: 14 settembre 2012: si festeggia la giornata nazionale del bambino e si fa il punto sulla condizione generale dell’infanzia nel paese

 Il 14 settembre scorso in Nepal si è festeggiata la giornata nazionale del bambino, un appuntamento segnato da numerosi programmi culturali e incontri tematici. Tale ricorrenza ha permesso di fare il punto sulle condizioni attuali dell’infanzia nel paese e ricordare a tutti, sia alle autorità nepalesi, alle varie agenzie e organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti dei bambini, come anche alla società civile, gli obblighi e i doveri di ognuno verso i più piccoli. La situazione dell’infanzia in questo piccolo paese himalayano è ancor oggi parecchio drammatica; un paese, il Nepal, dove il concetto d’infanzia, cosi come inteso nei paesi occidentali, non esiste. L’infanzia in Nepal ha diversi volti. Oltre ai bambini più fortunati che riescono ad andare a scuola, l’infanzia ha soprattutto il volto dei bambini che lavorano. Li si trova dappertutto: sugli autobus come bigliettai o conducenti, nelle cucine dei ristoranti, a servire nei ricevimenti delle feste e dei matrimoni, fino al lavoro domestico, la forma di lavoro più difficile da controllare e quantificare in quanto non visibile all’esterno. Il lavoro minorile è una delle problematiche più urgenti nel paese. Secondo i dati forniti da diverse organizzazioni che ‎lavorano nella difesa dei diritti dei bambini, circa 2 milioni di bambini, ovvero il 14% della popolazione in ‎età tra i 5 e i 14 anni, sono impegnati in attività lavorative a tempo pieno.‎ L’attenzione alla gravità del fenomeno del lavoro infantile è un problema relativamente nuovo in Nepal, in quanto è solo a partire dagli anni 90 che il fenomeno dei diritti del bambino e del lavoro infantile inizia ad essere percepito come un problema. Ma, proprio a causa delle grandi sacche di povertà del paese, il lavoro infantile rimane un ‎problema molto complesso da trattare. Infatti, circa il 42% della popolazione ‎vive sotto la soglia di povertà assoluta con meno di un dollaro al giorno. Il lavoro minorile ha soprattutto una dimensione sociale. La sensibilizzazione al diritto e all’importanza dell’educazione per i bambini riguarda, infatti, non solo dei genitori (soprattutto presso le fasce più ‎svantaggiate della popolazione), ‎ma soprattutto quelle famiglie più abbienti che impiegano bambini per compiere attività ‎lavorative. Ad esempio, impiegare i bambini nel lavoro ‎domestico è un fenomeno molto comune in Nepal, oltre ad essere connotato da una componente caritatevole. Infatti, i datori di lavoro ‎dicono addirittura che far lavorare i bambini nel loro ménage familiare rappresenta una forma di protezione ‎verso tali bambini e un aiuto non indifferente alle loro famiglie. Purtroppo, non realizzano ‎le conseguenze future del loro atto immediato ‎nella vita di questi bambini. ‎ Troppo ‎spesso, infatti, si pensa che i bambini poveri abbiano bisogno solo di lavoro invece che di educazione, poiché ‘la ‎ricchezza del povero sono ‎proprio i suoi bambini’, come recita un proverbio nepalese. Questa ‎riflette proprio la dimensione ‎sociale della responsabilità del lavoro minorile in Nepal. Manca proprio quella consapevolezza collettiva della dimensione dell’infanzia quale età della vita depositaria delle cure dell’adulto, del diritto all’educazione e alla serenità. I bambini ‘meno fortunati’ che non lavorano li si vede spesso passare le loro giornate per strada, riversati soprattutto nelle aree turistiche del centro cittadino. Girando per le strade di Katmandu, non si può non vedere i tanti bambini che tendono le mani ai turisti chiedendo loro qualche rupia. Questi sono spesso bambini che provengono da aree remote e rurali del paese. Arrivano nella capitale spesso non accampanati e ben presto finiscono per strada, senza un riferimento adulto stabile e affidabile, interrompendo definitivamente qualsiasi legame con la famiglia d’origine ed entrando così nella trama intrigata dell’abbandono. Ai bambini che vivono nelle strade dei centri urbani manca proprio tutto: dall’accesso alle cure mediche, all’istruzione, al cibo, mentre diventano molto vulnerabili all‎’abuso di droghe e allo sfruttamento. Da alcuni anni, gli sforzi del governo nepalese e di ‎molte agenzie internazionali e Ngos come AiBi, si dirigono proprio verso la protezione dei bambini vulnerabili, delle loro famiglie, e alla sensibilizzazione dell’intera società civile verso il diritto all’educazione dei bambini quale soluzione per combattere la ‎povertà e ridurre drasticamente le cifre dei bambini impegnati in attività lavorative.‎ Così facendo ci si propone, infatti, di poter fare di tutti i 365 giorni dell’anno la festa nazionale del bambino in Nepal.