Nepal, l’assente ingiustificato è lo Stato. Il 70% dei bambini non termina la scuola

DIGITAL CAMERA“Se andrai a scuola diventerai un pilota, un medico o un ingegnere: l’educazione ti indicherà la strada per essere una persona brava, importante e libera”. Ricorrono ripetutamente a queste fascinazioni, alcuni insegnanti e genitori nepalesi per convincere i bambini a frequentare gli istituti scolastici. Ma è molto dura. Il rapporto del Ministero della Pubblica Istruzione nepalese 2012-2013 riporta infatti che il 70% dei bambini iscritti al primo anno di scuola elementare non riesce nemmeno a terminare le “medie” (o scuole secondarie di primo grado).

Le ragioni sono riscontrabili attraverso una ricerca Unicef ancora in corso, riguardante i bambini “lontani da scuola” di quattro distretti del Nepal occidentale – Bajhang , Bajura , Doti e Baitadi -. La causa principale, è lo scarso contributo da parte dello Stato per incentivare l’istruzione: un bambino di 12 anni riceve infatti 300 rupie nepalesi all’anno (poco più di 2 euro) per frequentare la scuola; se invece sceglie di trasportare merci sul dorso di un asino ne guadagnerebbe 9000 al mese (in totale circa 800 euro all’anno); la paga si fa ancora più alta se tale mansione viene svolta lungo il tratto Baitadi-Mumbai, emigrando verso l’India. La conseguenza? Nelle zone rurali più povere del Nepal, bambini e adolescenti optano sistematicamente per il lavoro. 

Bisogna sfatare il mito secondo il quale “guadagnare denaro è l’unica opportunità per educare se stessi”, adattando l’istruzione alle esigenze locali: ad esempio, si potrebbe raccogliere la testimonianza dei lavoratori nepalesi che emigrando in India e restando semi-analfabeti per tutta la vita, sono impossibilitati ad un miglioramento della loro condizione lavorativa e di vita; e ancora, sensibilizzare gli insegnanti a tenere conto delle esigenze specifiche degli studenti poveri ed emarginati.

-Ai.Bi. – Amici dei Bambini, opera in questa direzione a Kathmandu, concentrando i suoi interventi a favore dei bambini e delle famiglie verso la comunità di Jadibuti, uno dei quartieri più bisognosi della città. Qui – Ai.Bi. – ha avviato dal 2007 il Centro d’accoglienza diurno “Society for Soladirity of Children” o Centro Paani che tra i numerosi servizi offerti (cibo, servizi medici, diritto all’identità, corsi di formazione professionali) assicura, oltre a giornate ricreative e di animazione per i piccoli, attività educative per una crescita armoniosa dei bambini e sviluppa appositamente per i genitori dei programmi informativi sull’educazione infantile. 

 

Fonte: http://www.ekantipur.com/2014/01/31/editorial/stay-in-school/384698.html