Non esiste un’inseminazione adottiva: vietata l’adozione a chi ha scelto la fecondazione eterologa

camera-dei-deputati350Avanti tutta in ordine sparso. Nonostante l’approvazione delle linee guida sulla fecondazione eterologa, ogni regione italiana procede sulla via dell’eterologa nell’arbitrio e nell’incertezza. Per questo la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che nel mese di agosto si era rivolta ai capigruppo di Camera e Senato circa la necessità di una legge d’iniziativa parlamentare sulla fecondazione eterologa, è tornata nella seconda metà di settembre a sollecitare lo sviluppo di un iter legislativo. Dal momento che “le linee guida delle Regioni da sole non bastano”, Lorenzin ha evidenziato come “per la fecondazione eterologa serve una legge nazionale” e che “il nostro binario è la legge comunitaria“.

Nei criteri forniti da Lorenzin per l’elaborazione della legge, figurano indicazioni, regole, principi e limiti da imporre a chi si rivolge a questa forma di procreazione assistita. Manca però un divieto fondamentale, che con forza si auspica venga introdotto nel testo definitivo: no all’adozione per chi si è già rivolto all’eterologa.

No quindi a chi concepisce l’adozione come ultima spiaggia per ottenere un figlio, no a chi vede nell’adozione un rimedio alla propria sterilità. Le ragioni sono presto dette e rispondono alla domanda: “chi è un figlio?” Nel caso dell’eterologa la risposta è “un desiderio da soddisfare”, mentre per l’adozione si tratta di “un atto di giustizia che soddisfa il bisogno di un bambino abbandonato”. Due visioni diametralmente opposte, definitivamente inconciliabili. Come si pensa che una coppia che si è rivolta alla fecondazione eterologa possa essere idonea ad adottare un minore abbandonato? E’ una logica che esclude a priori l’accoglienza dell’adozione, quella che considera il figlio come “desiderio” da soddisfare, “prodotto” da realizzare con i più raffinati strumenti della medicina, “diritto” da reclamare.

Ed è proprio nell’errata concezione del “diritto al figlio” che si assimila – a torto – il piano dei desideri al piano dei diritti, dimenticando che il figlio è una persona da accogliere e non l’oggetto di una pretesa resa possibile dal progresso scientifico. Qui si fonda la giusta accoglienza dell’adozione: nel considerare il bambino abbandonato come persona portatrice di un fondamentale diritto ad essere figlio. Ecco allora la scelta di campo, una scelta che non ammette marce indietro, mezze misure o sfumature di grigio: eterologa come soddisfazione del diritto dei genitori di avere un figlio, o adozione come soddisfazione del diritto di un bambino abbandonato ad avere una mamma e un papà.

La proposta del divieto di adozione per chi si è sottoposto a fecondazione eterologa sarà presentata nel corso dell’Open Day di Ai.Bi., durante il dibattito “a scena aperta” dal titolo “Eterologa o adozione? Scelta o costrizione?”, in programma sabato 27 settembre presso la Casa dei Diritti in via De Amicis, 10 a Milano.