Partiti dal Niger in 120, sopravvivono in 19. Fra le vittime 48 bambini

camion saharaÈ ormai un Mediterraneo di sabbia. Un cimitero a cielo aperto. Il Sahara, è la prima tappa dei tanti disperati che fuggono da guerre e carestie alla ricerca di una vita migliore. Una delle tratte più trafficate dei migranti è quella che va dal Niger all’Algeria, e da lì i migranti passano in Libia per poi imbarcarsi sulle carrette del mare alla volta di Lampedusa.

L’ennesima tragedia è stata resa nota da Rhissa Feltou, primo cittadino di Agadez, la principale città settentrionale del Niger.

Il viaggio della speranza era iniziato i primi di ottobre da Arlit, centro per l’estrazione dell’uranio, che si trova a nord di Agadez. Due camion che trasportavano 60 persone si erano dirette verso Tamanrassett in Algeria. Erano interi nuclei familiari, molte le donne e bambini, secondo quanto riferito da Azaoua Mamane, responsabile dell’organizzazione non governativa Synergie. Qualcuno sperava di riuscire a mantenersi mendicando in Algeria, i più tentavano la via dell’Europa, sfidando il pericolo e la morte. Come hanno fatto in centinaia in questo mese cercando di attraversare il Mediterraneo.

Mentre attraversavano il deserto, uno dei due camion è rimasto bloccato a 50 a nord di Arlit. A quel punto, senza acqua i migranti hanno iniziato a camminare nel deserto in cerca di aiuto o di un’oasi. Le persone a bordo si sono suddivisi in piccoli gruppi nella speranza che così fosse più facile sopravvivere, se alcuni si perdevano, magari altri avrebbero potuto farcela. Sperando che qualcuno sarebbe tornato a prenderli: uno dei due camion è ripartito senza nessuno a bordo per cercare pezzi di ricambio e riparare così il guasto. Questo almeno è quanto viene ipotizzato per spiegare la tragedia. Il camion indietro non è mai tornato. Di loro sono sopravvissuti in 19, gli altri risultano dispersi nel deserto. Le ricerche finora hanno restituito solo cadaveri: cinque per l’esattezza.

Non è la prima volta che accade. Nel lucroso business di africani in fuga da condizioni disperate capita di frequente che i trafficanti abbandonino nel deserto i loro carichi di esseri umani, lasciandoli di fronte a una morte certa. Perché chi rimane in mezzo al deserto senza acqua né viveri muore di sicuro, ma quello che conta per questi uomini senza scrupolo che fanno i soldi sulla disperazione della gente è andarsene più in fretta possibile e mettersi al sicuro.

Così è stato anche stavolta. Il camion si è dileguato nel nulla, al suo posto è arrivato invece l’esercito informato di quanto avvenuto da cinque sopravvissuti che dopo giorni e giorni di cammino ce l’hanno fatta a raggiungere Arlit e a dare l’allarme. Ma ormai per i più era troppo tardi, solo in diciannove sono stati ritrovati vivi e portati ad Arlit. Ai cinque corpi femminili trovati nei giorni scorsi, nelle ultime ore sono stati ritrovati altri 87 cadaveri, di cui 48 bambini, 32 donne e 7 uomini. Erano in un raggio di una ventina di chilometri, divisi in piccoli gruppi, spesso composti da una donna e dai suoi figli, tutti piccolissimi. La meta era lontana una decina di chilometri appena. Ma la loro odissea è finita nel modo più tragico, sulla sabbia.