Peggio di colpire i civili? Colpire chi cerca di aiutarli

aiutiDal nostro inviato (Luigi Mariani) – Non era già abbastanza difficile far pervenire gli aiuti umanitari all’interno della Siria, che adesso anche quei pochi che riescono ad arrivare sono presi di mira da attacchi deliberati.

Sabato 24 maggio, mentre il Papa lanciava il suo appello al mondo per la pace in Siria, un magazzino contenente generi di prima necessità a Douma veniva colpito da un attacco aereo, durante un’operazione di distribuzione a centinaia di famiglie assediate nella città. Nel bombardamento sono morte diverse persone e un volontario della Mezzaluna Rossa Araba Siriana è rimasto ferito.

Valerie Amos, Vice-Segretario generale e Coordinatore per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA), si è detta «oltraggiata» da questo ennesimo episodio di violenza ingiustificata, e ha sottolineato come questo attacco rappresenti “la prova più evidente del totale disprezzo verso il Diritto Internazionale Umanitario, una caratteristica allarmante del conflitto in Siria”. Non è la prima volta che gli operatori umanitari vengono presi di mira: l’ultimo episodio risale all’8 febbraio scorso, quando alcuni di essi vennero attaccati durante la distribuzione di aiuti e l’evacuazione della città vecchia di Homs.

La situazione si è fatta a tal punto insostenibile, che persino il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, dopo aver decretato l’“inadeguatezza” del governo siriano nel far fronte ai bisogni della popolazione, ha proposto di procedere con le operazioni umanitarie a prescindere dal consenso del regime, per cercare di rispondere più efficacemente a una crisi che colpisce 9,3 milioni di persone all’interno della Siria.

“Siamo predisponendo un sistema di accordi che ci permetteranno di agevolare, migliorare, e monitorare l’accesso ai passaggi di frontiera più importanti, inclusi quelli al momento fuori dal controllo effettivo del governo” ha detto Ban Ki-Moon, che ha inoltre garantito che le Nazioni Unite faranno tutto ciò che in loro potere per facilitare e consentire le operazioni di assistenza umanitaria oltre confine da parte delle organizzazioni internazionali, secondo quanto previsto dalla risoluzione 2139”. Parole destinate a ravvivare la speranza di tante Ong che, come Amici dei Bambini, sono impegnate – tra mille difficoltà logistiche – a fornire assistenza alla popolazione all’interno dei confini siriani.

La stessa ONU sembra aver dunque deciso di porre fine allo stallo, anche a costo di mettere a rischio i delicati rapporti con il governo siriano. Se le premesse sono quelle di Douma, non c’è da star tranquilli. Ma le famiglie siriane, che hanno urgente bisogno di ogni tipo di assistenza, non posso più aspettare.

 

In questo momento, in Siria c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

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