Per me ogni ‘sì’ detto all’ eterologa equivale ad un rinnovato abbandono

Sono un felicissimo papà adottivo e leggere questo articolo mi ha fatto gelare il sangue! Ma chi siete voi per ergervi a giudici delle scelte altrui? E chi vi dice che chi sceglie l’eterologa lo fa per “soddisfare un desiderio”? Allora, dato che chi sceglie l’eterologa è disposto ad accettare una differenza genetica e chi fa omologa potrebbe non esserlo, andrebbe a maggior ragione bloccata la coppia che proviene da quest’ultima esperienza? E potrei continuare dicendo che chi professa la cultura dell’accoglienza è il primo a mostrare di non essere disposto ad accogliere le scelte altrui. Ma, invece, voglio mettere al centro il bambino, come dovreste sapere che è giusto fare. E a questo punto il sangue ribolle! Ribolle, il sangue, perché queste assurdità relative alla visione caritatevole dell’adozione non provengono da una persona qualsiasi che non sa nulla di adozione, ma da un ente autorizzato! E con questa visione “caritatevole” il bambino adottato deve solo dire grazie ai genitori che l’hanno salvato e non ha e non potrà mai avere un ruolo paritario nella famiglia!

Camillo

 

MARCO CBuongiorno Camillo,

qui scrive Marco, figlio adottivo dopo aver provato sulla mia pelle per due anni l’ abbandono. Mi ha colpito la sua frase a riguardo degli articoli pubblicati, che le hanno fatto “ribollire il sangue” . Di fronte a temi così ampi, a me sorge solo una domanda: abbiamo realmente capito cosa significa accogliere? Ho paura proprio di no. Perché se i genitori adottivi parlassero veramente di accoglienza, sarebbero i primi a dire a gran voce: “Viva l’adozione, viva l’accoglienza, no all’eterologa”. Più di 168 milioni di minori abbandonati farebbero così. Io farei così… e faccio così. Il problema è che gli adulti, ancora una volta, decidono le sorti di molti minori che non hanno colpe o meglio, hanno avuto la sfiga di essere stati abbandonati, la disgrazia di non essere stati amati. Direi che sarebbe utile vederla in questo modo: provi a immedesimarsi nel bambino che vive in istituto per qualche minuto; ora provi a pensare se, un giorno, una persona venisse da lei a dirle: “Mi spiace, mamma e papà non arriveranno mai, hanno scelto altro per se stessi”. Cosa ha di sbagliato un bambino in istituto? Che cosa dà di più l’eterologa agli aspiranti genitori? Il fatto che quel bambino cresce nella pancia della futura madre? O il fatto che è gratuita? O ancora la possibilità di fabbricarlo secondo i desideri… “biondo con gli occhi azzurri”, “simile alla mamma”, “alto come il papà” e via dicendo…  Perché i bambini abbandonati non possono vivere in una famiglia? Perché devono essere messi da parte a favore della scienza? Posso capire che per una coppia il desiderio di essere genitori sia grande e che sicuramente non sia facile adottare oggi, ma bisogna sempre pensare che l’atto che si compie con l’adozione è una scelta d’Amore che porta a un atto di giustizia; si salva un bambino dal fallimento come persona. Perché non essere accolto, quindi amato, significherebbe sentirsi inutile e fallito in questo mondo. Per me ogni “sì ”detto all’eterologa equivale a un rifiuto e quindi a un rinnovato abbandono di un bambino già nato.  Se parlo così è perché condivido in pieno la lotta contro l’abbandono portata avanti da Amici dei Bambini, a favore dell’accoglienza di tutti i bambini abbandonati. Ed io che ero uno di loro, penso ai miei ‘fratelli di abbandono’ quando parlo a voi coppie. Parlo così perché spero di farvi aprire gli occhi. Perché io so quanto è bello avere una famiglia, so di essere stato fortunato e vorrei solo che essere figlio fosse non un privilegio, ma un diritto di ogni persona.

Cordiali saluti,

Marco Carretta