Perché le unioni civili comporterebbero automaticamente le adozioni gay?

Buongiorno Ai.Bi.!

Vorrei chiedervi un chiarimento riguardo alla questione delle unioni civili e delle adozioni per le coppie omosessuali. Ho visto che la manifestazione di piazza san Giovanni a Roma in difesa della famiglia tradizionale ha avuto un grande successo. Ma proprio non riesco a capire una delle idee sostenute dai manifestanti e appoggiate anche da voi di Amici dei Bambini, stando a quanto leggo sul vostro sito. Perché autorizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso comporterebbe anche, automaticamente, la possibilità di adottare per queste coppie omosessuali? Il matrimonio è una cosa e l’adozione un’altra. La legge non potrebbe permettere solamente la prima, senza necessariamente autorizzare anche la seconda?

Grazie per la spiegazione,

Valerio

 

 

griffini400x286Caro Valerio,

il Disegno di legge presentato dalla senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà e attualmente in esame al Parlamento stabilisce una sostanziale parificazione delle unioni omosessuali ai matrimoni tradizionali. E già questo è contrario al dettato costituzionale. Il Ddl Cirinnà, infatti, prevedendo le unioni tra persone dello stesso sesso, si scontra con l’articolo 39 della Costituzione, che prevede che il matrimonio possa avvenire solamente tra uomo e donna.

La possibilità di dichiararsi “coniuge” per le coppie omosessuali porta con sé anche la possibilità che un partner possa adottare il figlio biologico del partner: è la cosiddetta stepchild adoption, già in vigore in Germania e che il Ddl Cirinnà introdurrebbe anche nella legislazione italiana.

In più, la proposta di legge permette anche la facoltà di andare all’estero a “fabbricarsi” i figli, attraverso pratiche illegali nel nostro Paese, come l’utero in affitto. Ne scaturirebbero situazioni assurde e paradossali dove un bambino si potrebbe ritrovare, a seconda dei casi, con 3 o 4 o addirittura 5 genitori contemporaneamente, tra biologici, committenti e “affittuari”. E poco importa se a questo scopo viene sfruttata una povera donna dell’Est Europa o dell’Asia, remunerata con pochi soldie e a cui il piccolo è sottratto subito dopo il parto.

Ma non è finita. I giudici europei, infatti, hanno stabilito che, se un Paese introduce “unioni civili” fra omosessuali sostanzialmente uguali al matrimonio, in base al principio di eguaglianza, è tenuto a introdurre anche l’adozione. Lo stabilì una sentenza contro l’Austria del 19 febbraio 2013 che impose a Vienna di introdurre le adozioni, assenti nelle sue unioni civili. L’Europa non impone agli Stati l’obbligo di aprire il matrimonio alle coppie omosessuali. Se però uno Stato lo apre, allora è tenuto a includere anche l’adozione.

Insomma, siamo in presenza di una prospettiva esclusivamente “adultocentrica” che punta a soddisfare il “diritto al figlio a ogni costo”, mentre la legge sulle adozioni parte da un presupposto antitetico: attribuire al minore in difficoltà una famiglia i cui genitori siano sposati.

Che dire? Speriamo che i nostri parlamentari tengano ben presenti i principi costituzionali e il diritto di ogni bambino a un papà e a una mamma.

Un caro saluto,

 

Marco Griffini

Presidente di Ai.Bi.