Perché portare al collo la Croce di Lampedusa?

croci-di-lampedusa (2)“Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno..:” recita una delle Odi più famose di Manzoni, “Il 5 Maggio” scritta in occasione della morte di Napoleone. Nella poesia Manzoni ripercorre le conquiste del grande “stratega” mettendo più in evidenza  però l’aspetto spirituale, immaginando i patimenti dell’esilio su un’isola sperduta e il conforto della fede. Un viaggio in lungo e largo per il “mondo” allora conosciuto di un uomo “comune” carico delle sue glorie ma anche dei patimenti e sofferenze. Un cammino intenso come quello che sta facendo da cinque mesi la croce dei barconi dei migranti simbolo di pace.

Un parallelismo un po’ ardito ma che vuole mettere in evidenza quanto il dramma e la sofferenza, in questo caso rappresentata dalla grande Croce di Lampedusa, mettano sullo stesso piano i più grandi e gli “ultimi”: un grande condottiero e i migranti che costantemente arrivano sulle coste italiane.

Una croce,  alta 2 metri e ottanta, larga un metro e cinquanta, pesante 60 chili, è stata costruita da Franco Tuccio, falegname di Lampedusa, ed è realizzata con le stesse assi di legno delle barche che trasportano i profughi dall’Africa: sofferenze e drammi che viaggiano simbolicamente lungo tutta l’Italia.  L’ha benedetta Papa Francesco, in piazza San Pietro, lo scorso 9 aprile. E da allora gruppi di pellegrini l’hanno trasportata per l’Italia.

Fino a quota 3 mila metri sul monte Rosa. Dal Vaticano la croce è passata per Napoli e poi ha proseguito verso Nord. Papa Francesco benedicendola ne aveva indicato la via ovunque nel mondo. Ora continua sulle Alpi toccando le antiche rotte del Nord percorse dagli italiani fino al secolo scorso per scappare dalla fame: qui verranno ricordate le odierne tragedie migratorie del Mediterraneo.  E così in cinque mesi il crocefisso dei migranti si è spostato in diverse città e comunità del Belpaese, da Roma a Napoli, da Rovigo a Padova, fino a Chieti e poi di nuovo a Lampedusa a luglio, a distanza di un anno dalla visita papale. E ora sempre più parrocchie chiedono che la croce passi da loro.

Arnoldo Mosca Mondadori, che con la Casa dello Spirito e delle Arti di Milano è  promotore del progetto, conferma che la croce è divenuta oggetto di forte devozione. «Stiamo assistendo a una vera e propria mobilitazione dal basso. Sono le parrocchie a richiederla e a organizzare momenti molto toccanti di preghiera, ai quali non di rado intervengono anche i musulmani. È un simbolo molto forte che mostra come Cristo muore oggi, un simbolo della trasfigurazione».

Dallo stesso legno, il falegname lampedusano Franco Tuccio  ha ricavato anche altri semplici oggetti artigianali: le Croci di Lampedusa come segno tangibile con cui ricordare la sofferenza di questi fratelli in fuga dalla miseria e dalla guerra. Un piccolo segno, da portare al collo,  che vale tanto: un barcone il cui legno, destinato a marcire in un “cimitero delle barche”, ora può servire per ridare speranza. Amici dei Bambini mette a disposizione sul suo sito commerciale Ai.Bi. Shop 200 di questi pezzi, a 10 euro ciascuno, comprese le spese di spedizione.

Con un piccolo contributo, quindi, si potrà ricevere direttamente a casa un oggetto da portare come segno della risurrezione che nasce dal dolore e aiutare coloro che approdano sulle nostre coste in cerca di una vita migliore.

Sostenendo il progetto “Bambini in Alto Mare”, si potrà infatti garantire un’accoglienza dignitosa a tanti minori e a tante mamme che giungono in Italia alla ricerca di quella speranza che nel loro Paese era loro negata. La piccola croce di Lampedusa al collo è quindi un modo per “partecipare” al viaggio reale della grande. Tutti uniti nel nome della fede e della risurrezione.

E intanto la grande croce continua il suo viaggio: dopo la scalata del Monterosa con nuove tappe a Nord, accomunate da importanti ricorrenze e da forti significati spirituali. Tra il 17 e il 26 ottobre 2014 la Croce di Lampedusa viaggerà nelle varie province della Diocesi sino a Sondrio e alla Valtellina. Il 9 novembre 2014 sarà quindi la volta di Rivoli (Torino). Nel 2015 sarà a Palosco per partecipare il 31 gennaio alla “grande marcia della giustizia e della pace” della diocesi di Brescia dedicata al dramma delle migrazioni.