“Perché scandalizzarsi solo ora?” Le lacrime di coccodrillo di Kyenge e Boldrini, e le responsabilità di Alfano

alfano200Accerteremo le responsabilità e chi ha sbagliato pagherà”, ha dichiarato il Vice Presidente del Consiglio, Angelino Alfano, all’indomani dell’ennesimo scandalo che ha colpito il Centro di Soccorso e Prima Accoglienza di Lampedusa. A stracciarsi le vesti, davanti alle immagini trasmesse la sera di lunedì 16 dicembre dal TG2, anche il Ministro per l’Integrazione Cècile Kyenge e il Presidente della Camera, Laura Boldrini: “cose inaccettabili in uno Stato democratico”, ha commentato la prima; “il trattamento riservato agli immigrati nel centro di Lampedusa è indegno di un paese civile”, ha tuonato la seconda.

Tutti uniti e d’accordo nel condannare, giustamente, un gesto vergognoso e lesivo della dignità umana. Come se non fossero (indirettamente o meno, in tutto o in parte) a conoscenza essi stessi di quanto accade da sempre in queste vere e proprie zone franche di confine, prime linee di una battaglia – quella contro l’emergenza sbarchi – che a combattere sono altri: organizzazioni come Amici dei Bambini, Save the Children, Caritas e Terres des Hommes, ad esempio, che denunciano da anni, inascoltate, le condizioni di assoluto disagio in cui versano migliaia di profughi, e i trattamenti disumani che sono costretti a subire.

Sorprendono dunque le dichiarazioni della Presidente  Boldrini, che in qualità di ex commissaria dell’UNHCR, dovrebbe ben conoscere la realtà dei centri di accoglienza “all’italiana”, che con il concetto di accoglienza hanno poco a che vedere. Centri dove, fra l’altro, pratiche come il trattamento anti-scabbia avvengono periodicamente.

Ma sorprendono soprattutto le affermazioni di Alfano, che in qualità di Ministro degli Interni siede nella stanza dei bottoni: basterebbe che premesse sul pulsante giusto, e le prefetture di mezza Sicilia si attiverebbero per ricollocare i migranti presso strutture alternative, contribuendo al decongestionamento dei centri. Con una leggera pressione dell’indice, potrebbe dare poi l’ordine di sbloccare gli affidi dei minori stranieri non accompagnati, così che vengano accolti presso le numerose famiglie italiane che hanno già dato la propria disponibilità (più di mille hanno risposto all’appello della sola Ai.Bi.), che sono state dichiarate idonee o stanno per esserlo. Se non ne ha il potere Lei, signor Ministro, chi altri?

La realtà è che, fino a oggi, tutti sono stati concordi nell’individuare nei CSPA le uniche strutture dedicate a ospitare il mare di profughi che si riversano quotidianamente sulle nostre coste. E nessuno che abbia tenuto in seria considerazione gli appelli lanciati da quanti – Ai.Bi. in testa – si ostinano a segnalare, da mesi, la disponibilità di soluzioni alternative: comunità di accoglienza, case famiglia, appartamenti, conventi, chi più ne ha, più ne metta. Tutte a disposizione dello stato, ma rimaste per lo più inutilizzate fino a oggi. Si tratta solo di negligenza o di una precisa volontà politica? Davanti a tanta, mal simulata, sorpresa da parte delle istituzioni nello scoprire cosa accade nei “lager” nostrani, viene da domandarselo: perché scandalizzarsi solo ora? Perché, in tutto questo tempo, non è stata mai creata una cabina di regia, in cui far confluire le tante e preziose risorse messe a disposizione dalle associazioni, come sempre fatto in occasione di analoghe emergenze?

Chi, intanto, pare non abbia intenzione fermarsi alle parole di sdegno, sembra essere l’Unione Europea, che per bocca della Commissaria per gli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, ha già annunciato l’avvio di un’indagine sul centro di Lampedusa, e la probabile, prossima apertura di una procedura di infrazione “per assicurarsi che gli standard europei siano rispettati.” Attenderemo di conoscere gli sviluppi.

Nel frattempo, in questo triste contesto, piccole, grandi conquiste come l’apertura della casa d’accoglienza di Ai.Bi. a Messina, dove ora sono accolti 12 minori di origine egiziana, e gli accordi per la gestione dell’affido firmati con i comuni di Lampedusa e della stessa Messina, valgono la fatica di mille battaglie e scaldano il cuore di speranza. Si cerca così di sopperire alle carenze di un governo colpevolmente inerte sul fronte immigrazione e della tutela dei diritti umani, e di riempire con i fatti il vuoto delle parole di tanti politici.