Perché, se il desiderio di un figlio c’è sempre, calano le adozioni?

Buongiorno,

ho letto la notizia relativa alla “fuga” delle famiglie dalle adozioni. A me la valutazione della Commissione per le Adozioni Internazionali sembra più adeguata rispetto al dato analizzato. Si fa riferimento infatti agli iter adottivi conclusi nel 2013: procedimenti relativi a coppie che probabilmente hanno presentato domanda di adozione, per la maggior parte, tra il 2010 e il 2011. Su questo dato l’influenza delle condizioni di apertura all’adozione internazionale dei diversi stati esteri mi sembra più rilevante rispetto alle conseguenze della numerosità delle domande di adozione presentate.

D’altra parte, nella presentazione del rapporto 2012, la stessa Cai mi sembra che analizzi il fenomeno in maniera equilibrata, riportando come cause della forte riduzione (quella tra 2011 e 2012 è stata molto più sensibile di quella tra 2012 e 2013) sia la riduzione delle domande presentate negli anni precedenti, sia una generale riduzione della tendenza degli stati di provenienza dei bambini all’apertura all’adozione internazionale.

Mi sembra difficile desumere direttamente da questi dati indicazioni sulla propensione delle coppie a dare disponibilità all’adozione. Questa è la mia opinione, ma mi interesserebbe conoscere anche l’analisi di un ente accreditato come Ai.Bi.: quali sono, secondo voi, le cause del calo delle richieste di idoneità per le adozioni?

Cordialmente,

Paolo

 

 

IRENEBERTUZZICaro Paolo,

l’analisi fatta dalla Cai risponde in parte alla reale situazione del calo delle coppie. Rispetto al 2006  la disponibilità delle coppie ad aprirsi all’adozione è calata del 50%, passando da 6mila coppie che ogni anno ottenevano l’idoneità alle poco più di 3mila del 2012. Ma non è diminuito il desiderio di diventare padri e madri. Infatti  c’è stato un forte aumento di coppie che si sono rivolte alla procreazione medicalmente assistita pur di coronare il sogno di diventare genitori: nel solo quinquennio 2005-2010, il ricorso alla fecondazione assistita ha registrato un incremento del 62,8%, passando da 27.254 a 44.365.
Ma forse il dato più interessante e’ quello relativo all’ Ucraina: nel corso del 2013, ci sono state 4mila richieste di utero in affitto da parte delle sole coppie  italiane a dimostrazione che la voglia di genitorialità è ancora tanta.

Allora perché le coppie italiane, pur desiderose di figli, non si rivolgono più all’adozione, segnatamente a quella internazionale?

Si potrebbe ipotizzare che l’allontanamento dalla adozioni internazionali sia dovuto a un problema economico: l’iter adottivo ha dei costi notevoli e non tutte le famiglie che desiderano adottare un bambino possono permetterselo. Ma, a un’analisi più attenta, ci si rende conto che non può essere questa la causa principale del calo delle adozioni: le pratiche di procreazione medicalmente assistita, infatti, comportano costi maggiori e fino a oggi hanno garantito mediamente solo il 10% di successo, per cui è necessario ripetere i trattamenti più e più volte.

La verità deve quindi essere un’altra. Indubbiamente un fattore che ha notevole importanza è che le coppie spesso non vengono accolte ed accompagnate sulla strada dell’adozione internazionale. Vengono selezionate, giudicate, sovente terrorizzate rispetto a ciò che le può attendere in futuro nell’accogliere un bambino non nato da loro e magari grandicello.

Basti solo pensare che l’Italia è rimasta l’unico paese dell’Europa in cui è necessario passare da un tribunale per ottenere l’idoneità: quindi per il nostro paese l’adozione non è considerata un grande atto di amore, ma un processo bello e buono.

Non solo, ma sono sempre di più i servizi sociali e i tribunali che diffidano noi enti dal formare le coppie prima dell’idoneità, perché altrimenti, dicono, “vengono preparate a rispondere alle nostre domande”!

Con questi atteggiamenti tipicamente inquisitori, la coppia non si sente più una risorsa, ma un “soggetto” che deve sostenere un esame, e anche difficile.

La conseguenza è un calo di fiducia da parte delle potenziali coppie adottive, con il risultato che le coppie che iniziano il percorso adottivo sono ogni anni sempre di meno .

C’è bisogno di ridare speranza all’adozione internazionale pur nella consapevolezza della realtà.

Cordialmente.

 

Irene Bertuzzi

Area Adozioni Internazionali di Ai.Bi.