Essere madre, nonostante tutto: anche da uno scivolone imperdonabile si può cominciare un nuovo cammino

Piccolo inventario dei saluti è un libro costruito sulle lettere che una madre scrive alla figlia abbandonata. Un percorso di consapevolezza e di riscoperta di sé e di un ruolo che non deve mai essere dato per scontato

La narrazione comune vuole che diventare mamma sia una gioia a prescindere. Sorrisi, corredi, carezze sulla pancia… Il campionario di ciò che comunemente si associa al concetto di maternità è lungo e variopinto. Eppure, nella vita reale, diventare mamme significa anche (e a volte, soprattutto) paura, dubbi, angoscia di non farcela, fatica… e nascondere tutto questo o far finta di non vederlo non aiuta nessuno.

Ritrovarsi nelle lettere scritte alla figlia abbandonata

Uno dei meriti del libro di Carla Corsi, Piccolo inventario dei saluti, è proprio questo: spezzare la retorica della maternità, non utilizzando quelle chiavi ironiche e parossistiche ormai viste troppe volte, ma puntando sul mettere a tema quei nervi così fragili che l’essere madre rende ancora più scoperti.

La storia del libro da poco pubblicato per Gemma edizioni dall’autrice molto nota su Twitter, dove ha un account da 17 mila follower, racconta proprio delle difficoltà di una donna che, di fronte alle responsabilità del suo nuovo ruolo di madre, agli stravolgimenti della sua routine, al cambiamento dei rapporti con il suo compagno… sente di non farcela e decide di andarsene. È una scelta che cresce in lei giorno dopo giorno, ma che esplode quasi all’improvviso per un episodio come ne capitano tanti nella vita di una famiglia. Eppure, per Agata, questo il nome della protagonista, è la classica goccia che fa traboccare il vaso e la porta a scappare. Ad abbandonare la figlia e rifugiarsi da una vecchia amica, lontano da tutto e da tutti.

Qui, piano piano, Agata riesce a mettere ordine dentro se stessa, iniziando a tessere un filo sottile con la figlia rimasta lontana attraverso le lettere che le scrive. Inizialmente le scrive che sta bene, che ha ritrovato il tempo e la calma per sé, cercando in qualche modo di giustificare il suo gesto col dirle di essere troppo lacerata in se stessa per poter essere una buona madre. Solo che, proprio nello scrivere di ciò che la rende inadeguata, Agata comincia a mettere ordine in tutto quello che non aveva mai ordinato prima, trovando, in questa grande operazione di “pulizia”, una chiave diversa per essere madre, per rimettere in discussione la sua anomalia familiare di base e provare a ricostruire un ponte che possa riavvicinarla alla figlia.

Anche da uno scivolone imperdonabile si può cominciare un nuovo cammino

“Agata – racconta l’autrice ad Ai.Bi. – è una persona senza dubbio debole, con dei problemi che esplodono nel momento in cui diventa mamma di Nina. La sua, però, è una debolezza ‘esposta’, evidente, non taciuta o nascosta. Agata sbaglia in maniera evidente e grave. Ma è proprio da quello scivolone, forse imperdonabile, che riesce a partire per rimettere ordine in sé e nella sua vita”.

Nel libro ci sono sicuramente più domande che risposte, ma l’intento del romanzo non è certo quello di spiegare il perché di certe situazioni, quanto l’alzare il velo su un meccanismo che succede a tutte le coppie che diventano genitori e di cui non si parla quasi mai: “Io penso – continua Carla Corsi – che tutto quello che viene immaginato durante la gravidanza, e anche prima, viene interrotto dall’impatto violento che è il diventare genitori: socialmente si parla della genitorialità come di una ‘meraviglia delle meraviglie’, quando in realtà è una cosa nuova, che richiede un adattamento e dei sacrifici. Specie per le donne, che nei primi mesi finiscono per essere assorbite in maniera totalizzante dai figlio, spesso sono sole e hanno paura. Perché è giusto che ne abbiano. Solo che si ha troppa difficoltà a dirlo”.

La storia di Agata è dunque quella di una donna che sbaglia, che si smarrisce, che tenta di fuggire ma che, in questa fuga, trova il modo per ripensare la sua storia e il suo ruolo, concependo una via per lei percorribile per essere madre. Nel suo percorso trova anche chi l’aiuta, ma se si chiede a Carla Corsi se ritenga che, oggi, in Italia manchi un po’ di questo aiuto per le madri in difficoltà, la sua risposta, ancora una volta, non è scontata: “Non penso che manchi l’aiuto. Anche negli ospedali orma ci sono tanti percorsi per le madri e le famiglie che hanno bisogno, quello che credo manchi è l’educazione al fallimento, al poter dire ‘ho bisogno’. Il fatto di riuscire a esprimere la sensazione di non farcela da soli, di necessitare di un sostegno, renderebbe il tutto più naturale. Che non significa ‘più semplice’, assolutamente, ma nel momento in cui un peso che ti pare mostruoso viene esposto e condiviso con altri, ci si accorge che, forse, tanto mostruoso non è”.
E, magari, si capisce che non c’è un solo modo di essere madri, che si può sbagliare e scivolare tante volte, e che non per questo non ci si può rialzare e trovare la propria maniera di continuare a camminare.