Pochi iscritti nelle Università. Le proposte dei rettori per recuperare gli studenti 

Si sta registrando un drammatico calo demografico di iscrizioni negli atenei universitari. In particolare in Sud Italia. Ecco la strategia dei rettori per  aumentare le iscrizioni

Secondo la società di consulenza specializzata in istruzione universitaria, Talents Venture, il calo demografico mette a rischio molte università italiane.
Nell’anno accademico 2021/2022, il 18% dei corsi di laurea aveva 20 iscritti o meno al primo anno.
In particolare, nel Mezzogiorno si registra la concentrazione dei corsi a numerosità ridotta.
Secondo lo studio Le università senza studenti di Neodemos (2021), da qui al 2041 mancheranno un quinto degli iscritti. Già nel 2031 Foggia, Molise, Sannio e Basilicata perderanno circa il 13% degli studenti.
Il rischio è che, se la tendenza registrasse una contrazione pari a quella della popolazione di 18-21 anni, nel 2040 le minori entrate rispetto al 2020 supereranno i 600 milioni. Ovvero, un valore molto vicino a quello realizzato dalle sette università con il maggiore gettito.

Che cosa fare

Per contrastare questa tendenza, l’osservatorio universitario lancia una serie di proposte.
Particolarmente complesse sono le operazioni territoriali. Si prevede una contrazione per quanto riguarda la tendenza migratoria per motivi di studio, che solitamente vedevano ragazzi del Sud spostarsi verso gli atenei del Nord. Per esempio, i ragazzi pugliesi che optano per Bologna saranno il 5% in meno nel 2030.
Nelle operazioni di sistema, invece, si fanno proposte finalizzate ad aumentare il tasso di passaggio dei diplomati.
Secondo i dati, in Puglia c’è il tasso più basso di iscrizioni alle università dopo il diploma.
Altre proposte in questo senso spingono a cercare iscritti non solo tra i giovanissimi e aumentare il numero di studenti in arrivo dai Paesi dell’Unione Europea, per esempio attraverso le possibilità offerte da un programma di studio come l’Erasmus.

Le lauree in lingua inglese

Gli atenei, in particolare quelle del centro e del nord, stanno cercano nuove matricole in Europa aumentando le lauree in lingua inglese. Stanno crescendo alleanze, sia interne sia con università europee, per costruire in rete percorsi formativi.