Viviamo all’estero. Possiamo adottare con un ente italiano o procedere con il “fai da te”?

Buongiorno Ai.Bi.

Da circa 3 anni io e mia moglie viviamo in Germania per motivi legati al mio lavoro. Il rientro nel nostro Paese è previsto tra circa 2 anni quando il progetto per cui sto lavorando sarà concluso. Negli ultimi mesi, dopo aver scoperto di non poter avere figli per via biologica, abbiamo pensato di avviare il percorso per un’adozione internazionale. So che si tratta di un iter molto lungo: cominciando oggi, non sono sicuro che potremo arrivare ad abbracciare il nostro futuro figlio entro il termine della nostra permanenza in Germania. Avremmo quindi pensato di rivolgerci già a un ente italiano che segue le procedure adottive. Vorremmo quindi sapere se sia possibile farlo, iniziando il percorso mentre siamo ancora residenti all’estero e portandolo poi a compimento in Italia, qualora i tempi dovessero prolungarsi oltre il biennio. Altrimenti, è possibile arrivare all’adozione non affidandosi a un ente?

Grazie,

Daniele

 

cbernicchi-fotoBuongiorno Daniele,

è bene sapere che nessun ente italiano può operare in un altro Paese. Pertanto, almeno in linea generale, le coppie italiane residenti all’estero che desiderano adottare devono seguire la procedura prevista dalla legge locale. Questa può prevedere, a seconda dei Paesi, una o più di queste possibilità: rivolgersi a un ente autorizzato operativo nel territorio di quel Paese, procedere autonomamente, affidarsi alle istituzioni statali competenti.

La legge italiana sulle adozioni (l. 184/1983), tuttavia, consente ai cittadini italiani residenti all’estero di iniziare il percorso nel nostro Paese.

Se si optasse per questa possibilità, bisognerebbe presentare la domanda di adoizone al Tribunale per i Minorenni di Roma, competente per tutti i nostri connazionali residenti all’estero, o a quello competente per il Comune di ultima residenza italiana della coppia.

Quindi sarebbe necessario rivolgersi al Consolato italiano del Paese estero in cui si risiede e chiedere se sia possibile compiere lì il percorso di valutazione con i servizi sociali locali. Solitamente i Consolati italiani sono disponibili a fornire servizi alla coppia. Nei rari casi in cui ciò non avviene, sareste invece tenuti a venire in Italia per effettuare lo studio di coppia. Qualora questo accada, tenga presente che molte Asl cercano comunque di venire incontro alle necessità delle coppie residenti all’estero, concentrando in un unico periodo ben definito tutti i colloqui necessari.

Una volta ottenuta l’idoneità, gli aspiranti genitori adottivi dovranno quindi scegliere l’ente italiano a cui conferire il proprio mandato. Da questo momento, non ci sono più divergenze rispetto alle procedure adottive seguite dalle coppia italiane residenti in Italia: l’iter prosegue secondo la normale procedura italiana.

Un caro saluto,

 

Cinzia Bernicchi

Consulente di Ai.Bi.