Prevenzione emigrazione: lanciata la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare i bambini siriani a rimanere a casa loro

SCUOLA-SIRIASe i numeri dell’immigrazione continuano a salire, ancora più spaventose sono le condizioni in cui i migranti sono costretti ad affrontare i viaggi della speranza. Quelli che riescono ad arrivare in Europa, spesso non trovano una nuova vita come speravano, ma una realtà drammatica aggravata dalla distanza dalla propria terra e dai propri cari.

Dal 1° al 28 gennaio, gli immigrati sbarcati in Italia sono stati 3.528. E questo nonostante diversi giorni di mare in burrasca. Il 18 gennaio erano già più di 2mila, una cifra più alta rispetto al 2014 che è stato, con il 2011, l’anno record degli arrivi sulle nostre coste. Numeri che dimostrano come il fenomeno degli sbarchi non sia strettamente legato alle varie operazioni Mare Nostrum e Triton, che non hanno né ridotto né incrementato i viaggi della disperazione.

La principale rotta delle migrazioni è quella che parte dall’Africa sub-sahariana e dalla Siria e passa attraverso Algeria o Egitto e Libia. Qui, terroristi e trafficanti commerciano uomini così come fanno con armi e droga. I camion vanno verso nord carichi di persone e tornano con le merci. Per farlo, le bande criminali attive nel Sahel hanno stretto accordi con le milizie oltreconfine e taglieggiato i cosiddetti passeurs. Le vie per l’Algeria contano su basi segrete e strade non segnate dalle mappe, regno dei Tuareg e dei gruppi centroafricani legati ad Al-Qaeda.

I migranti in fuga provengono da Niger, Gambia, Senegal, Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria, e soprattutto (il 70%) sono siriani e maliani. “Nell’ultimo anno sono aumentati i migranti vulnerabili, donne vittime di violenza, madri sole con figli, minori non accompagnati – spiega il delegato del Cir (Consiglio Italiano per i Rifugiati) per l’Algeria – e i siriani, il cui aumento è stato influenzato dalle politiche del Marocco, dove subiscono lo stesso trattamento destinato ai sub-sahariani. La società algerina si è trovata per la prima volta ad affrontare il problema dei centri di accoglienza e i programmi di ritorno volontario, ha creato campi di accoglienza dei quali non sappiamo nulla”.

Persone che, nel corso di tutto il loro viaggio, si vedono privati di qualsiasi diritto. Spesso finiscono in strada o trovano rifugio nelle tendopoli alla periferie delle città nord-africane. E questo dopo aver pagato in media 1.100 euro a persona ai trafficanti. Una famiglia con due figli deve sborsare 7mila euro per sperare di poter approdare in Europa. È questo il tariffario a cui sono sottoposti migliaia di siriani partiti da Haman, che arrivano in Libia per imbarcarsi per l’Italia o in Algeria per cercare di entrare a Melilla, una delle enclavi spagnole in Nord Africa.

Per evitare che i viaggi della speranza si trasformino drammaticamente in viaggi della morte e della disperazione, Amici dei Bambini ha lanciato “Io non voglio andare via!”, una campagna di Sostegno a Distanza per i bambini e le famiglie siriane. Si tratta dell’unico progetto SaD che cerca di aiutare i piccoli siriani a vivere nel loro Paese in condizioni dignitose, nonostante una guerra che dura ormai da quasi 4 anni. Grazie alla generosità dei suoi sostenitori, Ai.Bi. vuole creare delle aree di serenità e di normalità per i bambini e le famiglie della provincia di Idlib, nel nord della Siria. L’obiettivo è quello di garantire loro il diritto allo studio, al gioco, al cibo, alla casa e all’assistenza sanitaria. La creazione di una ludoteca sotterranea al riparo dalle bombe, l’inaugurazione di un forno per la produzione di 2 tonnellate di pane al giorno e la distribuzione di latte in polvere alle neo-mamme sono alcuni degli interventi in atto. Ma c’è bisogno di fare molto di più. Per questo, serve un piccolo impegno da parte di tutti noi. Per sapere come aiutare i bambini siriani a sentirsi a casa nel loro Paese, visita il sito dedicato.

Fonti: Il Sole 24 Ore, Avvenire