PSICOLOGIA DELL’ ADOZIONE: “Attenzione a confidare ai servizi ‘l’età sognata del bambino’: ora nessun ente ci vuole prendere in carico”

… È assolutamente auspicabile essere autentici e sinceri; è tuttavia necessario che vi sia nel genitore una certa flessibilità e disponibilità al cambiamento, per accogliere e valorizzare l’unicità del figlio…

“Attenzione a confidare ai servizi ‘l’età sognata del bambino’: ora nessun ente ci vuole prendere in carico!”. È questo l’amaro sfogo di due aspiranti genitori adottivi raccolto nel corso di un primo incontro informativo sull’Adozione Internazionale organizzato da Ai.Bi.

Abbiamo girato la considerazione della coppia, alla dottoressa Marina Gentile, psicologa della sede pugliese di Ai.Bi. Condividiamo con voi la sua risposta…

Dott.ssa Marina Gentile
Psicologa Psicoterapeuta della sede AiBi Barletta

Soprattutto durante le fasi iniziali di gestazione del percorso adottivo, è facile immaginare e modellare le proprie aspettative in base alla “fisiologia” di una gravidanza biologica che non si è realizzata.

Si immagina e si desidera un bambino molto piccolo perché si sogna di crescere con lui, di condividervi tutte le tappe evolutive e perché si spera che il bambino non sia troppo “segnato” da lunghi anni di deprivazione e solitudine.

Il desiderio e la fantasia permettono di realizzare la magia dell’incontro con il proprio bambino ancora prima di conoscerlo e ciò consente di iniziare a sperimentarsi come genitori anche nella momentanea assenza di un volto da contemplare e mani da stringere.

Sognare il proprio figlio è essenziale… ma attenzione

Sognare il proprio figlio è di conseguenza essenziale per costruire uno spazio che contenga, e in qualche modo “conservi” il bambino, anche in considerazione dei tempi spesso “dilatati” di un iter adottivo.

Il percorso di adozione internazionale è però un iter gestito principalmente dal Paese di origine dei minori, laddove gli enti svolgono un ruolo di intermediazione e di rappresentanza: ciò implica che ci sono degli aspetti tecnici, delle caratteristiche dei bambini (spesso prima di decretare l’adottabilità di un minore vi è un iter legale che è durato anni, in cui un bambino seppure entrato piccolissimo in istituto è rimasto bloccato per lungo tempo nell’iter della burocrazia) e specifiche disponibilità che i Paesi richiedono che non possono essere taciute o ignorate dagli enti.

I bambini che hanno vissuto l’esperienza devastante dell’abbandono, in realtà sono però comunque bambini piccolini, perché hanno saltato diverse tappe dello sviluppo e sono in realtà molto più piccoli rispetto alla loro reale età anagrafica.

Non hanno ancora sviluppato una identità ben definita: noi abbiamo spesso una immagine distorta dei bambini più grandicelli, in quanto strutturata sulla base dei nostri criteri di riferimento per così dire “occidentali”, ovvero in base alla conoscenza dei bambini presenti nella nostra rete di conoscenze, che non sono cresciuti in una condizione di deprivazione, di incuria e di abbandono.

I minori ospitati negli istituti non hanno potuto fare esperienze tipiche dei bambini della medesima età cronologica.

I Paesi esteri tengono in stretta considerazione l’età degli adottanti e non possiamo non considerare che fisiologicamente l’età in cui in quelle aree si concepiscono i bambini è normalmente diversa della nostra. Questo è un dato di realtà da cui non si può prescindere, ovvero si tratta di ineludibili criteri tecnici stabiliti dal Paese, laddove viene richiesta maggiore flessibilità rispetto all’età di accoglienza perché il ciclo di vita dei Paesi da cui provengono i bambini è differente dal nostro.

Nutrire aspettative è comprensibile e normale e se si vuole utilizzare lo spazio offerto dai Servizi come opportunità di crescita, di evoluzione e soprattutto di riflessione sul proprio progetto adottivo, è assolutamente auspicabile essere autentici e sinceri; è tuttavia necessario che vi sia nel genitore una certa flessibilità e disponibilità al cambiamento, per accogliere e valorizzare l’unicità del figlio e per dargli adeguato sostegno nell’evoluzione e nell’esternazione dei diversi aspetti della sua personalità.

Non possiamo non considerare che anche i bambini hanno aspettative sui genitori, ma che dimostrano risorse di flessibilità sorprendenti perché hanno un gran fame di mamma e di papà.

Marina Gentile – Psicologa sede Ai.Bi. Puglia

 Per partecipare agli incontri informativi di gruppo, gratuiti, organizzati settimanalmente da Ai.Bi. e destinati alle coppie che desiderino approfondire la conoscenza dell’adozione internazionale, dell’associazione e delle  procedure di adozione, è possibile visitare la pagina dedicata QUI