Psicologia dell’Adozione. “Ho un figlio disabile: posso adottare?”

L’accogliere un figlio adottivo quando si ha un figlio disabile pone grandi sfide, ma anche opportunità…

Spesso la nascita di un figlio disabile crea un periodo di destabilizzazione nella famiglia. I genitori si trovano a vivere una prima fase di incredulità, smarrimento, impotenza e rifiuto, per poi passare a vissuti di rabbia, senso di colpa, vergogna e imbarazzo, fino ad arrivare ad una fase di adattamento e riorganizzazione, di accettazione, che permette di affrontare questa nuova storia di vita di adulti e di famiglia, molto diversa da come probabilmente si era desiderato ed immaginato durante l’attesa del figlio.

Arrivare ad una piena consapevolezza e accettazione della disabilità

I genitori possono arrivare ad una piena consapevolezza ed accettazione della disabilità, trovando un nuovo modo di pensarsi e viversi, superando così la perdita di ciò che non potrà essere, per vivere pienamente ciò che potrà svilupparsi e costruirsi in famiglia.

Il figlio avrà bisogno di amore, impegno e attenzioni da parte dei genitori, che impareranno a organizzarsi tra terapie, visite mediche e tante coccole da dare al figlio. Non sempre è facile raggiungere un adeguato equilibrio: alcuni genitori non trovano questo nuovo ritmo basato sull’accettazione e la riorganizzazione, ma possono attivare forme di iper-protezione e continua preoccupazione verso il figlio, oppure forme di negazione, in cui viene minimizzata la problematica del figlio stesso, anche se queste reazioni renderanno più difficoltoso il rapporto con la disabilità del figlio.

Nella gestione del figlio si verificheranno inevitabilmente situazioni di tensione, difficoltà e conflitti, ma non sempre evolveranno in disagi familiari, spesso invece porteranno a rafforzare i legami, avranno un’influenza positiva nella famiglia. Crescere un figlio disabile porta a dare valore alle cose semplici senza dare niente per scontato, lasciandolo libero di fare il suo percorso, con i suoi obiettivi e traguardi, non cercando di indirizzarlo a soddisfare le proprie aspettative di adulti. Questi sono genitori che hanno rafforzato la loro resilienza, hanno imparato ad essere presenti con il bambino seguendolo in tutte le sue tappe, offrendogli un ambiente sereno e stabile. Sanno inoltre affrontare con equilibrio le sue esigenze, e riescono a comunicargli il loro affetto in ogni situazione, soprattutto in quelle più difficili. Sanno essere di sostegno al figlio, in modo autentico.

Adozione: essere pronti ad accogliere un altro figlio

Nelle famiglie in cui si realizza questa piena accettazione e consapevolezza, gradualmente si creerà una nuova quotidianità di famiglia, una routine consolidata che in alcuni genitori lascia spazio alla possibilità di immaginarsi e sentirsi pronti e aperti ad accogliere un altro figlio, che spesso viene immaginato in un percorso di adozione.

Un altro aspetto da considerare quando la famiglia con un figlio disabile si apre all’idea di un altro figlio, e oggi ci soffermiamo sul progetto di un figlio adottivo, è il fatto che questo bambino sarà un “sibling” come in letteratura scientifica viene definito il fratello di un bambino disabile: sarà un bambino che non solo ha bisogno delle attenzioni, accudimenti e stimoli adeguati alla sua storia di abbandono, ma avrà bisogno anche di attenzioni come fratello di un bambino disabile, in quanto è stato osservato che i sibling, se non ricevono le giuste attenzioni, possono mettere in atto varie strategie per attirare l’attenzione dei genitori, dal proporsi con atteggiamenti oppositivi e fastidiosi, o mettersi al servizio dei genitori per dimostrare di essere bravi e non dare problemi, o cercare di primeggiare a scuola o nello sport per compensare le difficoltà del fratello disabile, oppure restare in disparte, rinunciando alla relazione, per mantenere la tranquillità in famiglia.

Quali potrebbero essere alcuni atteggiamenti che i genitori possono praticare in modo da aumentare il benessere di un sibling?

Ad esempio, una comunicazione chiara, in cui si danno informazioni veritiere sulle condizioni del fratello disabile, adeguandosi ovviamente alla capacità di comprensione del bambino. Il saper rispettare e valorizzare le differenze e le caratteristiche di ognuno dei figli dando attenzioni adeguate e individualizzate. Non responsabilizzare eccessivamente il bambino rispetto alle difficoltà del fratello disabile.

Quando il figlio disabile richiede particolari assistenza in termini strumentali, di accompagnamento o sanitari, è probabile che manchi il tempo per occuparsi di un altro figlio, ma in situazioni meno gravose i genitori di un figlio disabile che desiderano un secondo figlio, e in particolare si aprono ad un progetto adottivo, sono probabilmente genitori che sono consapevoli della complessità del loro ruolo, sono genitori preparati nell’educazione dei figli, sono preparati ad accogliere la diversità, il disagio e la sofferenza che un bambino adottato può portare in famiglia, saranno in grado di dare attenzioni individualizzate e piene ad entrambi i figli. Saranno dunque capaci di affrontare le difficoltà insite nell’adozione.

Sfide e opportunità

L’accogliere un figlio adottivo quando si ha un figlio disabile pone grandi sfide, ma anche opportunità: nel bambino adottato, oltre che nei genitori stessi, si potranno sviluppare competenze e sensibilità speciali, empatia verso le difficoltà altrui, oltre a saper apprezzare ciò che è veramente importante nella vita.

In conclusione, se una famiglia in cui è presente un figlio disabile, ha maturato la consapevolezza, l’equilibrio e la sensibilità di cui ho parlato, credo che potrebbe accogliere con serenità e competenza un figlio adottivo.

Chiaramente queste risorse e consapevolezza dei genitori è importante che emergano e vengano individuate anche nello studio di coppia, e vengano rafforzate in percorsi di sostegno psicologici, dato che sono necessarie per una buona accoglienza e crescita di un figlio adottivo.

Anna Maria Elisa Rossi -Psicologa Ai.Bi. Sede di Mestre 

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