Quale sanzione è prevista per un Ente autorizzato che fa portare all’estero soldi in nero?

Il tema introdotto da alcuni lettori di AiBinews sul tema della trasparenza dei costi dell’adozione internazionale, e in particolare la piaga dei soldi contanti in nero portati all’estero, ha suscitato un vero e proprio dibattito. Ora Marcello, uno dei nostri lettori, meravigliato di come alcuni enti continuino a portare avanti questa prassi illegale, si chiede se la Commissione per le adozioni internazionali preveda delle sanzioni a loro carico. 

 

Buongiorno,

qualche tempo fa ho letto su vostro sito la notizia in cui venivano illustrate le sanzioni a cui andrebbero incontro quelle coppie che dovessero portare soldi contanti in nero per retribuire i referenti all’estero degli Enti autorizzati per le adozioni internazionali. Ovviamente considero giustissimo sanzionare quegli aspiranti genitori che mettono in pratica una tale prassi illegale. Ma non credo che lo facciano di propria spontanea volontà. Sono sicuro che siano indotti a farlo su indicazione dell’ente stesso a cui si rivolgono. Pertanto, credo che i principali colpevoli di un fenomeno così diffuso siano proprio gli enti. E spero che, in tali situazioni, essi siano sanzionabili in modo severo. Posso sapere quali sanzioni sono previste per quegli enti che dicono alle coppie di portare soldi in nero all’estero?

Grazie,

Marcello

 

 

pagamenti in neroCaro Marcello,

quanto alle possibili sanzioni, gli Enti autorizzati che prediligono i contanti rischiano in Italia di vedersi revocata l’autorizzazione come Ente autorizzato dalla Commissione adozioni internazionali e, all’estero, di non potere più fare adozioni nel Paese in cui tale prassi venisse accertata.

Ma, quel che è peggio, rischiano di alimentare diverse forme di illegalità, che possono andare dalla corruzione al vero e proprio traffico di minori.

Vediamo di entrare più nel dettaglio, tralasciando in ogni caso quello che rischia anche la coppia che si presta a tale pratica e di cui ci siamo già occupati in altre risposte.

Un Ente autorizzato che chiede una cosa del genere sta ponendo in essere un comportamento che è esplicitamente vietato dai Criteri per l’autorizzazione all’attività degli enti emanate dalla Commissione adozioni internazionali nel 2008 e che, se accertato, comporta la revoca dell’autorizzazione all’ente stesso.

L’articolo 18 dei Criteri in vigore stabilisce infatti che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”

L’articolo 12 afferma poi, ancora più precisamente, che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti.”

Qualsiasi sia il Paese dove poi si adotta, anche lì, così come in Italia, l’utilizzo di contanti è limitato per via delle norme antiriciclaggio e i pagamenti in nero sono, direi ovviamente, vietati, in quanto eludono gli obblighi di versamento di tasse e contributi. Ne deriva che l’Ente autorizzato scoperto a utilizzare metodi di questo tipo sarebbe sanzionato anche dall’autorità estera e potrebbe anche non potere più effettuare adozioni in quel Paese.

Perché allora pagare in contanti e in nero è una prassi diffusa?

In generale, all’estero come in Italia, la speranza è quella di rendere più semplici le cose o magari fare risparmiare almeno le tasse. Nell’adozione internazionale, qualche volta potrà forse aiutare a ridurre i tempi o ad ottenere l’abbinamento con un bambino più piccolo e più sano, anche se non vi può essere, ovviamente, nessuna garanzia in proposito. Certamente, non si risparmia,  costa anzi molto di più, quanto di più dipende solo dal buon cuore di chi riceve i soldi in nero dalla coppia. Una volta che si è accettato di percorrere questa via, infatti, si è avviata una vera e propria spirale ricattatoria potenzialmente infinita: “se volete il vostro bambino, servono altri soldi perché c’è un ostacolo imprevisto”. E, appunto, il numero degli ostacoli imprevisti può essere molto lungo.

Ma, come scrivevamo, c’è di peggio. Entrare nel circuito illegale delle adozioni internazionali pagate in nero è un gioco senza più regole. Qualche volta i contanti serviranno solo ad ammorbidire qualche funzionario avido, ma, di corrotto in corrotto, si può arrivare anche al traffico di minori, finendo con l’adottare minori che adottabili non lo sarebbero. Perché una famiglia in grado di crescerli da qualche parte ce l’hanno.

E allora un gesto d’amore grande come l’adozione di un bambino diventa un reato abominevole, di cui l’Ente autorizzato è senza dubbio mandante e principale colpevole, ma la famiglia adottiva è in parte  complice ed esecutore, più o meno inconsapevole.

 

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.