Quali sono la mia mamma e il mio papà?

In questi giorni, la Corte Costituzionale si è trovata di fronte a una decisione non del tutto semplice: l’obbligatorietà di interrompere o meno i rapporti con la famiglia d’origine del minore che viene adottato.
Su questa scelta si è aperto un dibattito tra le varie associazioni che si occupano di adozione. 

Mi permetto anch’io di fare una piccola riflessione, partendo dalla mia esperienza di affido di questo bambino che verrà, a breve, dichiarato adottabile.
Per fare questo mi metto nei panni di questo piccolo che ha già vissuto un pezzetto di vita molto turbolento e disturbato. Ha avuto al suo fianco per i primi mesi di vita una mamma e un papà non capaci di accudire i suoi bisogni e le sue necessità.
Erano adulti troppo impegnati a risolvere i loro problemi e quindi incapaci di accogliere e gestire quelli di quel piccolo esserino indifeso. 

Poi la mamma ha provato, con l’aiuto di educatori di comunità, a entrare in sintonia con lui che, come tutti, cercava il suo amore. Ma non c’è riuscita… e ha deciso di abbandonarlo.

Il papà è apparso anche lui inesperto e con poche risorse per poter gestire al meglio un bambino. E, così, quest’ultimo è stato affidato a una famiglia con il compito di fare da passaggio tra quella biologica e quella adottiva. 

In questi mesi, molto difficili e complessi, è uscita tutta la rabbia e la frustrazione per tutte le mancanze che ha avuto. Abbiamo dovuto fare un lavoro molto accurato perché lui potesse, finalmente, fidarsi di adulti che sono lì per lui.
Oggi è un bambino quasi sereno, che ha ancora tanto tanto bisogno di cura e di amore perché ha molte tappe dello sviluppo da recuperare perché mai vissute appieno. 

Quindi, quando finalmente avrà una mamma e un papà, mi domando qual è il senso della NON interruzione definitiva con i genitori biologici. Quale sarebbe l’aggiunta al mantenimento di questi rapporti?
Credo, anzi sono convinta, che lui ha solo una gran voglia di avere una mamma e un papà tutti per lui, che, egoisticamente, pensino solo a lui e ai suoi bisogni: basta, con questo sentirsi figlio di nessuno!
Tutti i bambini, quando nascono, hanno innata la necessità di sentirsi appartenenti a qualcuno che li ama incondizionatamente.
Non possono esistere le vie di mezzo, non può esistere il “tu sei figlio nostro, ma anche un po’ loro”.
Che enorme confusione si creerebbe nella testa di questi bambini, che si domanderebbero in continuazione: “quali sono la mia mamma e il mio papà?”