Quando compiere 18 anni è una sciagura: quanto costa un neo maggiorenne che è stato in affido?

affido oggiNon per tutti il traguardo dei 18 anni è una festa. Per molti la maggiore età vuol dire nuove libertà: di votare, di guidare un’ automobile, banalmente di firmare la giustificazione per un’ assenza a scuola. Ma per i ragazzi che trascorrono l’adolescenza sotto la tutela dei servizi sociali, i 18 anni rappresentano la perdita di quel poco che hanno fino al giorno prima. Quando questi giovani si avvicinano all’età adulta legale, devono affrontare ostacoli enormi, dovendo iniziare a badare a se stessi per tutto.

In America la fondazione «Jim Casey Youth Opportunities Initiative» ha pubblicato uno studio nel quale mostra che, in media, per ogni giovane che raggiunge la maggiore età in affidamento, i contribuenti pagano 300mila dollari in costi sociali. Tra le prime voci di spesa c’è il carcere e l’assistenza pubblica. Nello studio si ricorda che negli ultimi dieci anni 200mila ragazzi americani sono diventati maggiorenni all’interno del «foster care» (sistema di protezione). Calcolatrice alla mano, il dato equivale a un costo annuo per le finanze pubbliche pari a 8 miliardi di dollari.

Cresciuti all’ interno di comunità residenziali, una volta maggiorenni, i 18enni si trovano ad affrontare sfide titaniche, senza poter contare su legami familiari permanenti o relazioni forti di supporto.

Quasi scontate le conseguenze: abbandono scolastico, prostituzione e una vita “sotto i ponti”. Per molti di questi giovani, le situazioni che si trovano a vivere alla soglia dei venti anni, come ad esempio gravidanze indesiderate, hanno ripercussioni per tutto il resto della vita. E non solo sulla loro.

In America hanno pensato a porre un freno a questo problema. La soluzione arriva dalla estensione dei servizi di affidamento al di là dei 18 anni. Risorse federali sono a disposizione dei singoli Stati per questo scopo. Perché i servizi mettano al centro i destinatari occorre intanto coinvolgere gli stessi giovani adulti nella progettazione della loro vita. Quindi i servizi di cura per gli adolescenti e i giovani devono essere progettati in modo diverso rispetto ai servizi di affido offerti ai bambini. L’altra opzione è data da politiche statali che agevolino forme di vita indipendente supervisionate per coloro che non superino i 21 anni di età, lasciando aperta la possibilità di rientrare in affido, dopo un periodo di prova di indipendenza, se i ragazzi hanno bisogno di ulteriore sostegno.

Tanto più che i giovani che hanno trascorso la loro adolescenza nel foster care hanno spesso sentimenti contrastanti quando raggiungono i 18 anni. Possono aver paura di dover fare tutto da soli, ma molti sono anche desiderosi di lasciare un sistema che loro associano a sentimenti di stigmatizzazione e di isolamento sociale. I giovani americani potranno scegliere volontariamente di rimanere in affidamento al di là dei 18 anni solo se i servizi e le opportunità disponibili soddisfano le loro esigenze come adulti emergenti.

Non risulta che in Italia ci siano dati disponibili sui costi del ‘dopo affido’. Quello che invece si conosce con qualche approssimazione è il numero dei minori fuori famiglia. Si stima che nel nostro Paese siano 29.309, di cui 14.528 in affido familiare e 14781 accolti in struttura residenziale (dati aggiornati al 31 dicembre 2010). E’ significato che non esiste ancora un’anagrafe condivisa tra i vari enti, pubblici o privati, preposti alla gestione del problema quali le comunità di accoglienza, le Procure, i Tribunali per i Minorenni, il Centro di Giustizia Minorile e gli altri enti preposti alla tutela dei minori, sia per il loro censimento sia per l’eventuale monitoraggio. Ma sarebbe interessante verificare quale costo economico e sociale paghiamo non aiutandoli. L’America avverte: i costi del non fare li pagano i ragazzi sulla loro pelle, ma riguardano tutti.

 

Dalla nostra corrispondente USA, Silvia Kramar

Fonte: huffingtonpost.com