Quando la guerra divide: chi sono le famiglie che ci prepariamo ad accogliere

Gli uomini tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare l’Ucraina, e sono costretti a rimanere e combattere, mentre donne, bambini e anziani possono cercare la salvezza, ma devono lasciare indietro mariti, fratelli e padri

Lunghe file di auto sono ormai da giorni presenti ai confini dell’Ucraina. Famiglie intere in cerca di sicurezza e serenità per i propri figli. Altre famiglie hanno affrontato il viaggio a piedi, ma la destinazione è la stessa, al di là dello stato confinante e del mezzo scelto: la salvezza in un Paese senza bombe e senza guerra. Le uniche però a poter attraversare quei confini sono le donne, spesso madri coi propri figli, o i tanti bambini senza genitori. Gli uomini tra i 18 e i 60 non possono lasciare la loro patria, per la quale devono affrontare una guerra che sta vedendo sempre più vittime.

E così le madri diventano donne sole e gli uomini diventano soldati

Gli uomini che restano in Ucraina non solo soldati, ma uomini civili che avevano vite normali. Tra loro insegnanti, manager, operai, studenti… che, senza nessun addestramento, ora imbracciano un fucile e affrontano un esercito, quello russo, organizzato e preparato.
Alla stazione di Leopoli, nell’Ucraina occidentale, una donna e suo figlio sono sui binari della stazione. Lei piange, gli sistema la giacca e lo accarezza, consapevole che il treno per la Polonia potrà prenderlo da sola.
C’è poi una mamma italiana, che riabbraccia i propri figli sul confine tra Ucraina e Ungheria. I bambini, che erano col padre, sono stati affidati a una sconosciuta per poter riabbracciare la loro madre oltre il confine ucraino, mentre l’uomo è dovuto rimanere.

Il cammino prosegue oltre confine

Dopo il confine invece, ci sono i campi di accoglienza, come quello di Chisinau, dove Stela, la nostra cooperante in Moldova, è riuscita a organizzare le prime attività di supporto. Qui, i migranti possono ricevere cibo, vestiti e un letto caldo in cui riposarsi. Poi, per molti di loro inizierà la seconda parte del viaggio, verso altri Paesi pronti ad accoglierli. Tra questi anche l’Italia, dove c’è la comunità di ucraini più ampi d’Europa e dove molte persone hanno già dato la loro disponibilità ad aprire la porta di casa. Per questo motivo il FARIS sta organizzando degli incontri informativi online dove verranno presentate le possibili forme di accoglienza di rifugiati e bambini. Nella consapevolezza che, al di là del generoso slancio di accoglienza, è essenziale conoscere chi sono le persone che ci si appresta ad accogliere, da dove provengono e che storia si portano sulle spalle: spesso, come abbiamo visto, quella di donne e di bambini che non hanno lasciato solo la propria casa, ma anche i propri affetti e le proprie certezze.

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