Quartapelle (Commissione Esteri della Camera): “Una vittoria per l’Italia. Si supera gap di 30 anni”

cooperazione-internazionaleE’ orgogliosa e soddisfatta l’onorevole Lia Quartapelle (Pd), Deputata della XVII Legislatura – Commissione Esteri relatrice della riforma della legge 49 sulla Cooperazione internazionale discussa qualche giorno fa e votata all’unanimità in Commissione. “E’ stata una grande giornata – dice al telefono l’onorevole Quartapelle – : abbiamo ottenuto la nostra prima vittoria. Un atto dovuto per l’Italia che così colma un gap di quasi 30 anni. Da oggi il nostro Paese non avrà più la maglia nera”. L’onorevole Quartapelle entra nel merito: “Abbiamo fatto modifiche al testo del Senato,  chiarendo lo status fiscale delle Ong, escludendo dai soggetti della Cooperazione le imprese e società che commerciano in armi, definendo la figura dei volontari internazionali e dei corpi civili”. Un testo di legge che fa suoi i principi fondanti e attuali di una effettiva Cooperazione internazionale: l’efficace collaborazione tra Stati nel sostegno delle Ong operanti,  sconfiggere la povertà e promuovere uno sviluppo che cambi il mondo. La riforma della legge 49 insomma fa quel salto di qualità tanto agognato passando dalla semplice equazione ‘cooperazione-solidarietà’ a quella di ‘cooperazione-partnership-cosviluppo’. La riforma aggiunge, inoltre, un comma che crea un’ istituzione finanziaria per lo sviluppo: un vero e proprio ‘Istituto finanziario per lo sviluppo internazionale’ che si inserisce nel sistema di Cooperazione per fare iniziative di finanza per lo sviluppo in accordo con le Istituzioni europee e multilaterali.   “L’ istituto per lo sviluppo si configura come un’istituzione pubblica – spiega l’onorevole del Pd – autorizzata a progettare pacchetti finanziari attraverso il “blending” con i fondi comunitari o il matching con altre risorse e, in tal modo, capace di portare all’Agenzia per la cooperazione le risorse necessarie per fare il salto di qualità”.  Occorre, insomma, mobilizzare risorse. Tante risorse. Bisogna sapere che non saranno sufficienti gli stanziamenti tradizionali dell’aiuto pubblico allo sviluppo (nonostante il percorso di “riallineamento previsto dall’art. 28  della nuova legge). “Sarà necessario costruire un‘sistema della cooperazione italiana, delineato nel capo V – precisa l’onorevole del Pd -, che coinvolga e faccia interagire virtuosamente le amministrazioni pubbliche con le Fondazioni bancarie, le organizzazioni non governative con  la cooperazione decentrata, le imprese private con la nuova Agenzia per la cooperazione. Eppure persino questo potrebbe non bastare se non l’Italia non si dota di strumenti professionali e agili, capaci di attrarre in misura ben maggiore le risorse europee  oggi appannaggio quasi monopolistico di francesi e tedeschi. Assicurando la direzione politica della Farnesina e la partnership indispensabile dell’Agenzia, si potrebbe immaginare nel concreto un Dipartimento specializzato e autonomo in seno alla Cassa Depositi e Prestiti, forse l’unica in Italia capace per statuto pubblico, solidità, affidabilità e know how di assolvere al ruolo. “La cooperazione non sarà più solo “aiuto” – precisa entusiasta il deputato del Pd – né il Mae sarà relegato a una sorta di “charity” che la dispensa graziosamente.  Chiediamo che per legge il viceministro partecipi ai Consigli dei Ministri  nella falsariga di un ‘Consiglio dei Ministri della cooperazione’ e prevediamo un Allegato della cooperazione al Bilancio, con l’intento di assicurare la famosa “coerenza delle politiche”, oramai richiesta dal’articolo 208 del Trattato di Lisbona, non solo tra le iniziative dei diversi Ministeri ma  soprattutto all’interno dell’azione governativa, tra le differenti scelte politiche ad impatto internazionale: quelle in campo ambientale, dell’immigrazione, economico e commerciale”.  E ora, ci si prepara alla discussione in Aula, sperando di chiudere presto e all’unanimità: “la strada ancora è lunga ma il successo ottenuto in Commissione dove la riforma è stata votata all’unanimità ci fa ben sperare”. L’Italia si merita questa riforma! Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, che da tempo richiede un maggiore e più competente impegno da parte  dello Stato italiano, non può che accogliere positivamente le novità del nuovo testo di legge. Tutto questo nella consapevolezza che l’impegno delle Ong, come Ai.Bi., nei Paesi in Via di Sviluppo non può limitarsi agli interventi militari o post bellici e agli interventi di prima emergenza. L’Italia è un Paese generoso e si è sempre rivelata una fucina di iniziative meritorie nel campo del no profit e del volontariato. Ora è tempo di fare un salto in avanti, per una cooperazione capace di onorare il compito ambizioso che si prefigge: attraverso un’efficace collaborazione tra Stati e nel sostegno delle Ong operanti,  sconfiggere la povertà, promuovere uno sviluppo che cambi il mondo.