Quel “tuffo” nel mondo dei bambini siriani, che stravolge l’orrore della guerra

aleppoDal nostro inviato (Luigi Mariani) – È grande e misterioso, il mondo dei bambini: quando non soffrono sulla propria pelle le conseguenze della guerra, riescono persino a trasformarla in un gioco, a scherzarci sopra, a esorcizzarla nei modi più sorprendenti. E a restituirci un sorriso.

Proprio in questi giorni stanno circolando sul web delle foto che ritraggono alcuni bambini siriani di Aleppo (una delle città più duramente colpite dal conflitto, su cui si allunga ora l’ombra dell’assedio da parte delle forze governative), mentre si tuffano nelle piscine naturali create dai crateri delle terribili bombe a grappolo.

Un’immagine per certi aspetti spiazzante, che colpisce per la naturalezza con cui questi ragazzini hanno saputo capovolgere, con un semplice gesto, il senso della tragedia che li colpisce.

Intervistato da Al Arabyia, il piccolo Abdel, di 12 anni, ha spiegato con grande semplicità e candore cosa lo spinge a tuffarsi insieme ai suoi amici in quelle pozze di acqua sporca: «In passato eravamo soliti fare il bagno nelle piscine in centro. Ora Assad ci bombarda con barili esplosivi e i crateri che si formano diventano le nostre piscine. Fa molto caldo e non riusciamo a dormire, né di giorno, né di notte». Ad Aleppo, negli ultimi sette mesi, il regime ha lanciato raid aerei quotidiani, causando la morte di oltre 2.000 civili e la fuga di decine di migliaia di persone. La popolazione è allo stremo: scarseggiano sia il cibo, che l’acqua, e le elevate temperature estive non migliorano la situazione. Eppure, in quelle che definiscono “piscine”, questi bambini hanno saputo ritagliarsi uno spazio dove trovare refrigerio e svagarsi, dimenticando per un po’ gli orrori della guerra.

Alle volte, in contesti così drammatici, bisogna aggrapparsi anche a immagini come queste, per ritrovare la speranza quando tutto sembra perduto. Sempre dalla città di Aleppo, la settimana scorsa, è rimbalzato sui social network di tutto il mondo un video che documenta il salvataggio di un neonato di soli due mesi, estratto vivo dalle macerie di un edificio bombardato. Un piccolo, autentico miracolo. Impossibile rimanere indifferenti di fronte ai fotogrammi che ritraggono il bambino mentre viene disincastrato dalla parete, tutto impolverato, per poi essere abbracciato dal soccorritore; difficile non commuoversi sentendo il suo pianto, e il boato della folla, che, vedendolo finalmente in salvo, grida: «Dio è grande!» Anche in questo caso, qualcosa è andato “storto”: le bombe e la crudeltà umana non sono riuscite a realizzare in pieno il proprio intento distruttore. Il muro della disperazione è stato incrinato da una testolina bianca che si è infilata attraverso la fenditura e ha stravolto il piano che la morte, quel giorno, aveva predisposto sin nei minimi dettagli.

È vero: in Siria, si consumano quotidianamente tragedie inenarrabili. Ma sono tante anche le storie di speranza, in cui la vita, ostinata, torna a mostrarsi in tutta la sua bellezza, mostrando il suo volto più luminoso. Per ricordare a ciascuno di noi che non sarà il Male a prevalere e ad avere l’ultima parola sul destino di tanti bambini siriani, ma una Bontà infinita capace di abbracciarli tutti e portarli in salvo, uno per uno.

 

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

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