Quelle maschere tristi che i bambini non dovrebbero mai indossare

bambino siriaDal nostro inviato (Luigi Mariani) – La chiamano dead-eyed mask (letteralmente: “la maschera dagli occhi privi di vita”), e non è una nuova trovata da film horror: è l’espressione usata da alcuni psicologi per descrivere lo sguardo assente, distaccato, inespressivo che si trova sempre più di frequente nei bambini siriani.

Ripenso a Safih, il piccolo dal volto deturpato che ebbe il coraggio di avvicinare me e la mia collega per chiederci una bicicletta: anche lui indossava quella maschera, quel giorno. Ripenso ad altri bambini che ho avuto modo di incontrare, e che portavano chiaramente impressa sul volto la tragedia di un’infanzia tradita, oltraggiata. Ripenso alle tante foto che circolano su internet, spesso pubblicate con l’intento di commuovere e sensibilizzare il pubblico, ma che in fondo rappresentano la realtà per quello che veramente è.

“Circa il 90% delle famiglie siriane ha subito un trauma” ha dichiarato a Syria Deeply un’operatrice della Syrian American Medical Society (SAMS), organizzazione che fornisce assistenza psicologica a migliaia di rifugiati in Giordania. “Quando passa un aereo nelle vicinanze, i bambini si nascondono sotto le sedie: ‘Vorrei poter tornare in Siria’, dicono”. “Molti di quelli che vengono da noi non riescono più a dormire” è la denuncia di un altro operatore: hanno incubi, sono ipersensibili, piangono molto. O diventano aggressivi o ammutoliscono del tutto”. I bambini tendono ad assorbire i traumi subiti dai genitori, spiegano gli psicologi, e questo influisce anche sulle capacità di apprendimento di quei pochi che ancora riescono ad andare a scuola. Un fattore, questo, che potrebbe avere effetti molto negativi a livello sociale e che getta un’ulteriore ombra sul futuro delle nuove generazioni in Siria.

Eppure, nella mia esperienza, ho visto anche bambini siriani ancora capaci di sorridere. Li ho visti divertirsi, in contesti che garantivano loro – pur nel dramma – la serenità sufficiente a ritrovare lo spazio della spensieratezza e del gioco. Li ho visti persino scherzare con la guerra, improvvisare davanti a me scene di battaglia, come a volerla esorcizzare. È davvero misterioso, il mondo dei bambini.

A quei sorrisi dovremmo aggrapparci con tutte le forze, per cercare di restituire ai piccoli siriani quella speranza e quella voglia di vivere che nessuna maschera triste dovrebbe mai oscurare.

 

In questo momento, in Siria c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

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